Le prime firme di pittori compaiono nella ceramica greca verso la metà del VII sec. a. C.; ma perché il sistema delle firme si consolidi in modo definitivo occorre attendere la figura nera, poi quella rossa. Nella ceramica greca esistono due tipi di firme: quella del pittore («Exekia, Eufronio, … mi ha dipinto»), e quella del vasaio («Amasi, Andocide, Cleofrade, … mi ha fatto»); si designa allora, col nome di «Pittore di Amasi», o di Andocide, di Cleofrade… il pittore che ha ornato le ceramiche di tali vasai: uno degli esempi piú belli della ceramica greca, il Vaso François (Firenze, ma), reca una doppia firma: quella del pittore e quella del vasaio.
La firma dell’artista ricomparirà in seguito nella pittura, anzitutto in Italia nel XII sec. (crocifisso firmato: Guglielmo a Sarzana); in seguito, i pittori continueranno a firmare le opere, di solito a scopo di autenticazione. Il che non ha, d’altronde, impedito la proliferazione di firme false, sia su un’opera imitante un originale, sia sul dipinto originale di un maestro dimenticato, firmato a scopo commerciale col nome di un altro artista allora piú rinomato. In linea generale può dirsi che, a parte i primitivi, gli artisti fiamminghi, olandesi e francesi firmarono le opere piú spesso degli italiani; è difficile però fissare una norma in questo campo, e ci si deve limitare a constatare il gran numero, o l’assenza, di firme di un certo artista.
Le firme, che possono talvolta assumere forma di monogrammi, sono iscritte sul quadro sia in corsivo sia in maiuscolo, generalmente in basso: si deve notare che, talvolta, sono nascoste o s’integrano a un brano di architettura dipinta o si celano in altri elementi della composizione. Redatte spesso in latino, si compongono del cognome e talvolta del nome del pittore, e sono talvolta seguite dalla data e dal luogo di esecuzione del dipinto, e anche, in molti casi, dalla voce verbale latina fecit, me fecit, abbreviata in f o dall’altra pinxit, me pinxit, abbreviata in p. L’Autoritratto di Poussin (Parigi, Louvre) è cosí firmato: «Effigies Nicolai Poussini Andelyensis Pictoris, Anno Aetatis 56. Romae Anno jubilei 1650».
Oltre alla funzione di autenticazione piú sopra indicata, le firme assumono spesso un valore formale e ornamentale; è il caso del monogramma di Dürer, o delle firme iscritte in «cartigli», o ancora di talune firme, come quella di Van Eyck, la cui firma nel Ritratto dei coniugi Arnolfini (Londra, ng) «Johannes de Eyck fuit hic» costituisce, grazie alla sua raffinata calligrafia, un elemento importante del dipinto.