Le lingue baltiche sono: antico prussiano ora estinto, lituano e lettone. L’attestazione di queste lingue è molto tarda, per l’antico prussiano la fine del medioevo, per lituano e lettone dal XIV-XVI secolo. Questa attestazione tarda si accompagna non ad una forma di lingua evoluta bensì a lingue fortemente conservatrici: qui è conservata l’esatta posizione dell’accento indoeuropeo (teutà toutà), si conserva la morfologia antica con declinazioni che presentano diversi casi indoeuropei; si accompagnano arcaismo e tarda attestazione. Le notizie sugli antichi abitanti dell’area sono poche e scarse, Tacito parla di Estii che sembra siano queste popolazioni, e afferma che sono raccoglitori di ambra che nell’area si trovava in abbondanza e che i Germani commerciavano in grande quantità verso il Sud. Ebbero contatti con slavi, germani e finni, popolazioni del gruppo ugrofinnico non indoeuropee, gli antenati dei finlandesi e degli Estoni. In politica si parla di repubbliche baltiche, mentre dal punto di vista della composizione etnico-linguistica gli estoni si considerano insieme a finni e ungheresi, lo stesso Rask aveva intuito questa scansione e Bop nella sua grammatica comparata inserisce il lettone tra le lingue indoeuropee. La lingua più sensibile ai prestiti perché parlata più in occidente era l’antico prussiano: rikjis dell’antico prussiano = signore potente, dalla radice r>ig, nel germanico è prestito dal celtico ed aveva il suo aggettivo derivato che viene impiegato come prestito nel prussiano con la grafia prussiana. Il termine r>um germanico si trova nel baltico come rumas con la desinenza di nominativo, in tedesco è lo spazio, il luogo e in inglese è room stanza, rumas indica il luogo destinato a scopi particolari, il palazzo. Il greco àggelos era entrato in gotico come aggilus con la nasale gutturale scritta gg come in greco, e nelle altre lingue germaniche che hanno subito la metafonia palatale appare con la vocale a mutata in e; nel lituano si ha engelis, se fosse stato preso dal greco o dal latino scritto avremmo avuto la vocale a. In baltico il soldo è penegas, prestito dal germanico che troviamo nell’inglese penny e nel tedesco pfenig e nello svedese pengar; la parola può essere fatta risalire ad un’epoca in cui vigeva il baratto e diventa poi il denaro e designa anche la ricchezza in generale. Il tedesco ha subito la seconda rotazione, al posto dell’occlusiva labiale p c’è la corrispondente affricata pf. Il plurale di penny era pence, all’origine c’era la sibilante s come in penegas, ma è diventato ce per influsso del francese, non è etimologico. Il prussiano è anche la lingua più esposta all’usura di un vicino importante come il tedesco, che ha occupato le zone dove si parlava ed ora è scomparso, mentre i prussiani hanno avuto un ruolo politico fondamentale tra Settecento e Ottocento.
Anche le lingue slave dalla parte orientale hanno influenzato le lingue baltiche, e la stretta vicinanza tra baltico e slavo ha fatto anche pensare all’esistenza in tempi preistorici di un continuum baltoslavo che si sarebbe frantumato e si torna alla ricostruzione dell’albero genealogico a partire dall’indoeuropeo settentrionale.