Friedrich August von Hayek nacque nel 1899 a Vienna; fin da giovanissimo fu introdotto negli stimolanti ambienti intellettuali dell’Austria di inizio Novecento grazie alle frequentazioni della propria famiglia (il padre era docente di Biologia, la madre cugina del filosofo Ludwig Wittgenstein).
Combatté nella Grande guerra con l’esercito austro ungarico sul fronte italiano; al termine del conflitto, conseguì la laurea in Giurisprudenza all’Università di Vienna nel 1921 e in Scienze Politiche nel 1923. Durante gli anni della sua formazione accademica, Hayek ebbe modo di intrattenere rapporti culturali con Friedrich von Wieser e Eugen von Böhm-Bawerk, entrambi esponenti della seconda generazione della “Scuola Austriaca” di economia, di cui era stato fondatore Carl Menger, ispiratore della teoria economica marginalista.
Wieser nel 1921 presentò Hayek a Ludwig von Mises, allora consigliere economico della Camera di Commercio di Vienna, dando inizio ad un profondo rapporto di collaborazione professionale e amicizia personale tra i due, tanto che, nel 1927, Hayek assunse la direzione dell’Institut für Konjunkturforschung fondato da Mises.
Trasferitosi a Londra nel 1931, Hayek insegnò per alcuni anni alla London School of Economics, arrivando a dirigerne l’Austrian Institute for Business Cycle Research; dopo l’annessione dell’Austria alla Germania hitleriana, Hayek chiese e ottenne, nel 1938, la cittadinanza britannica, che avrebbe mantenuto per il resto della vita.
La carriera accademica di Hayek proseguì negli Stati Uniti, dove insegnò alla University of Chicago dal 1950 al 1962, per poi tornare in Europa, a Friburgo, dove fu docente universitario dal 1962 al 1968, anno del suo ritiro.
A partire dagli anni Quaranta, Hayek fece il suo ingresso nel dibattito mondiale circa i temi della pianificazione economica, schierandosi a favore dei principi del libero mercato e dello Stato liberale; nel 1944 pubblicò The road to Serfdom (Verso la schiavitù), vero e proprio manifesto del suo pensiero economico e politico, nel quale egli, partendo dal ripudio di tutte le esperienze autoritarie e totalitariste (nazismo e comunismo), tracciava un’analisi delle dottrine liberaldemocratiche ottocentesche.
Alla base delle teorie di Hayek vi era un’incrollabile fede nell’intrinseca bontà del sistema politico liberale ed economico liberista, tipico delle economie basate sulla libera determinazione dei prezzi in un regime di libero mercato; egli sosteneva infatti che il sistema di economia pianificata, proprio dei regimi socialisti, fosse falsato all’origine, dal momento che un gruppo di individui non avrebbe mai potuto disporre di tutte le informazioni necessarie a prendere in modo centralizzato decisioni per la più proficua distribuzione delle risorse.
Accanto alla critica all’economia pianificata, un altro tema fondamentale per Hayek fu quello del dissenso rispetto alla dottrina keynesiana, all’epoca dominante; contro di essa, il pensatore austriaco raccolse attorno a sé un gruppo di esponenti del mondo culturale e accademico, dando vita nel 1947 a Mont Pèlerin, vicino a Monteux, alla Mont Pèlerin Society. L’istituzione, alla quale aderirono personalità di vari continenti, rimase attiva fino al 1994, riunendosi periodicamente in una sorta di “laboratorio di pensiero”, per combattere con le armi del dibattito e del confronto le “insidie” alla libertà provenienti dalle dottrine politiche ed economiche liberticide.
Il tradizionalismo del pensiero di Hayek non deve essere scambiato per conservatorismo; anzi, egli stesso, nel saggio Why I am not a Conservative, posto in appendice al volume The constitution of liberty (1960), demolì le posizioni dei conservatori, accusati di ostacolare il cambiamento, ossia l’unico prerequisito allo sviluppo e al progresso della società; inoltre, la critica di Hayek era rivolta in particolare al conservatorismo europeo, accusato di ostacolare lo sviluppo del libero mercato, in quanto possibile fonte di instabilità sociale e di crisi dei valori tradizionali.
Nel 1974 Hayek ottenne, insieme a Gunnar Myrdal, il Premio Nobel per il lavoro pionieristico sulla teoria monetaria, sulle fluttuazioni economiche e per le fondamentali analisi sull’interdipendenza dei fenomeni economici, sociali e istituzionali.