Mary Wollstonecraft Shelley. Nome con cui è nota Mary Godwin (Somers Town, Londra 1797 – Londra 1851), scrittrice britannica. Figlia del filosofo e romanziere William Godwin e della scrittrice e pioniera del femminismo Mary Wollstonecraft, rimase orfana della madre a pochi giorni dalla nascita. Crebbe in una casa frequentata da personalità artistiche quali William Hazlitt, Charles Lamb, Samuel Taylor Coleridge e, soprattutto, Percy Bysshe Shelley, col quale nel 1814 fuggì nel continente, vivendo per alcuni anni fuori degli schemi, in continuo movimento tra l’Italia, l’Inghilterra e la Svizzera. L’opera che la rese celebre in tutto il mondo è Frankenstein ovvero il Prometeo moderno (1818).
Un romanzo nato da un gioco tra amici a Villa Diodati, sulle sponde del lago di Ginevra. È il 1816: P.B Shelley, Mary, Lord Byron e il suo segretario, Polidori, ingannano il tempo leggendo racconti gotici. Di qui l’idea: ognuno dovrà scrivere il racconto più terrificante che riesca a concepire. P.B. Shelley abbandonerà l’impresa. Byron e Polidori lasceranno incompiuti i loro lavori. Ma Mary troverà in un sogno l’ispirazione per scrivere il suo capolavoro: Frankenstein.
La vicenda ha per protagonista uno studioso di nome Frankenstein che costruisce una forma umana senz’anima, alla quale fornisce una vita attiva assai più articolata di quella possibile a un animale. Il mostro (che l’autrice lascia anonimo e in seguito verrà perciò chiamato dai lettori con il nome del suo creatore) è dotato di una notevole forza fisica e ha un’inclinazione verso il male che trascende la sua stessa volontà: consapevole della sua natura, vorrebbe conoscere affetto e comprensione, ma di fatto viene da tutti evitato con terrore. La sua vendetta si traduce in una persecuzione contro il suo creatore: dopo avergli ucciso l’amico, la moglie e il fratello, il mostro si rifugia nelle desolate regioni artiche. Frankenstein lo insegue con l’intenzione di distruggerlo, ma è il mostro a eliminarlo; l’opera si conclude senza che questi scompaia anche se davanti al corpo del suo artefice, dimostra pentimento e dolore, quasi a sottolineare come il destino dell’uomo sia indissolubilmente legato a quello dell’altro. Il romanzo contiene una serie di spunti di carattere etico, politico e sociale di notevole importanza per la società moderna, quali la riflessione sulla qualità ambigua del ruolo della scienza che, nata al servizio degli uomini, crea mostri che sfuggono al controllo, e sulla necessità intrinseca a ogni società civile di soddisfare le esigenze che derivano dalla sua stessa azione creativa e risolvere le contraddizioni causate dal progresso.
Dal romanzo sono state tratte numerose versioni cinematografiche. Celebre è quella del 1931, diretta da James Whale e interpretata da Boris Karloff), tra le quali non mancano le variazioni in forma di parodia, Frankenstein junior, 1974, di Mel Brooks, con Gene Wilder.