Secondo le annotazioni della sorella Cassandra, il romanzo fu iniziato il 21 gennaio 1814 e “terminato il 29 marzo 1815”; uscì all’inizio del 1816 con la dedica a sua altezza reale il principe reggente, il futuro Giorgio IV. “Sceglierò un’eroina che, tranne a me, non piacerà molto a nessuno” aveva annunciato la scrittrice iniziando il romanzo, che la critica è quasi concorde nel riconoscere il suo capolavoro e l’opera più rappresentativa della sua scelta stilistica. Nella tradizione del romanzo psicologico, aperta in Inghilterra dal pragmatismo borghese di Samuel Richardson, e ingentilita dalle storie femminili di Fanny Burney, Jane Austen per prima ritrasse un tipo di personalità moderna, una vita morale complessa e difficile, nell’ambito di un ordine sociale che non intaccando l’individualità e l’autonomia del carattere, conferisce significato alla sua vicenda umana nella considerazione di sicure e visibili realtà morali.
Non la tentò l’indagine tecnica delle possibilità implicite nel suo mezzo espressivo, esplorazione comune ai grandi romanzieri settecenteschi, e nei suoi sei romanzi la presenza del lettore è accettata sempre con modestia responsabile ma non richiesta: senza la presunzione di Samuel Richardson che suppone il lettore curioso e impaziente tra i fogli del manoscritto di Pamela, la forza distaccata e ribalda da fabulatore esperto di Henry Fielding, la stravaganza stupita e la maniaca insistenza di Laurence Sterne nel violarne le aspettative tradizionali, il suo tema rimase la reazione di una coscienza all’interno di un preciso ritratto di costume. Emma che in molte pagine presenta una brillante anticipazione della tecnica del “punto di vista”, studiato con arte sottile e portato a risultati perfetti dal romanziere angloamericano Henry James (1843-1916), racconta la storia di un anno a Highbury, un paese del Surrey, nel sud dell’Inghilterra: “Emma Woodhouse, avvenente, intelligente e ricca, con una casa provvista di ogni agio e un’indole felice, pareva riunire in sè alcuni dei migliori vantaggi dell’esistenza ed era vissuta circa ventuno anni nel mondo senza quasi conoscere dispiaceri o contrarietà”.
Soddisfatta, viziata dal padre, un malato in gran parte immaginario, fermamente convinta di essere stata la causa del matrimonio della sua buona governante con il simpatico Weston e sicura che “il più gran passatempo” sia combinare matrimoni, prende sotto la sua protezione una ragazza sciocca e bellina, Enrichetta Smith, di cui immagina nobilissimi gli ignoti genitori (si scoprirà alla fine che è figlia illegittima di un bottegaio arricchito). Incurante delle osservazioni del signor Knightley, proprietario della non lontana tenuta di Donwell, amico di famiglia e fratello di suo cognato, Emma persuade Enrichetta a rifiutare l’offerta di matrimonio di un onesto agricoltore, Roberto Martin, socialmente non adatto, e incoraggia una sua infatuazione per il giovane vicario Elton: “S’era già accertata che egli riteneva Enrichetta una bella ragazza e questo, ella confidava, con sì frequenti occasioni di incontrarsi a Hartfield forniva una base sufficiente da parte di lui, e da parte di Enrichetta c’era da dubitar poco che l’idea di esser scelta da lui avrebbe avuto tutto il peso e l’effetto abituali in simili casi”. Interpretando le attenzioni di costui (che in realtà sono rivolte a lei stessa) come destinate alla sua protetta, Emma continua a elaborare il suo piano, bruscamente interrotto dall’infelice dichiarazione d’amore che Elton, credendosi incoraggiato, osa farle in carrozza al ritorno da una festa per il Natale: “Se non ci fosse stata tanta collera, ci sarebbe stato un imbarazzo disperato, ma le loro emozioni rettilinee non lasciavano posto ai piccoli serpeggiamenti dell’imbarazzo”. Elton, deluso nelle sue aspirazioni amorose e nelle sue ambizioni sociali, si reca a Bath, sede riconosciuta nell’Inghilterra dell’epoca di un frequentatissimo mercato matrimoniale, e si sposa con una ragazza ricca anche se di recenti fortune e abbastanza bella, che riporta trionfalmente in paese. Intanto arriva a Highbury Frank Churchill, figlio di Weston e della prima moglie; superficiale e compiaciuto dandy di provincia, non trascura di recarsi a Londra per un taglio di capelli, e tuttavia, dotato di una personalità brillante, sembra a Emma il compagno adatto a un gioco amoroso tutto di sua immaginazione. Ma poi le circostanze, soprattutto il suo intervento contro una banda di zingari che molestano Enrichetta, le fanno pensare che sarebbe un ottimo partito per la sua protetta.
Si scopre però che Frank è da tempo segretamente fidanzato con Jane Fairfax, la giovane e bella nipote di una zitella decaduta, che sembra destinata alla triste professione della governante. Nuovo disappunto per Emma che teme una seconda delusione di Enrichetta, pronta però a sbigottirla rivelandole che il misterioso amore altolocato a cui aveva alluso nelle confidenze con l’amica era il signor Knightley. “Le attraversò la mente, con la velocità di una freccia, l’idea che Mr. Knightley non doveva sposare altro che lei stessa!” Svelato l’amore reciproco di Emma e Knightley, consolata Enrichetta che accetta le prosaiche profferte del suo primo corteggiatore, risolti gli equivoci, a tutti concessa un’esatta dose di felicità.