Definizione di oratio soluta (“discorso divagante”): graficamente è la giustapposizione di segmenti; è una successione arbitraria di enunciati. L’oratio soluta è tipica dei genera scribendi, sottogenera del genus humile, che vogliono ricreare uno stile vicino al sermo cotidianus: lettere, romanzo di Petronio, commedie.
Esempio di oratio soluta: Eneide, liber I, 369-370:
Sed vos qui tandem, quibus aut venistis ab oris,
quove tenetis iter? (…)
Definizione di oratio perpetua “discorso (potenzialmente) infinito”): graficamente è una sorta di vettore; è una successione lineare e progressiva di enunciati in ordine o asse logico-cronologico. L’oratio perpetua è il modo di compositio della descrizione e della narrazione, quindi si trova di solito in opere storiche come i commentarii cesariani.
Esempio di oratio perpetua: Eneide, liber II, 13-20:
(…) fracti bello fatisque repulsi
ductores Danaum tot iam labentibus annis
instar montis equum diuina Palladis arte 15
aedificant, sectaque intexunt abiete costas;
uotum pro reditu simulant; ea fama uagatur.
huc delecta uirum sortiti corpora furtim
includunt caeco lateri (…)
Gli eventi narrati nel passo precedente si succedono secondo una logica e l’andamento è progressivo. In entrambe queste tecniche di compositio prevale l’uso della coordinazione.
Definizione di periodus: graficamente è un cerchio formato da elementi che si equilibrano in antitesi; è un discorso armonico e circolare, composto da segmenti in costruzione sintattica bilanciata, che esprimono concetti antitetici, in rapporto di apodosi-protasi, premessa-conseguenza. In questo tipo di compositio si usano nessi coordinanti o subordinanti, con prevalenza della subordinazione. Il periodus è indicato per i testi argomentativi, perciò è tipico del genus medium e sublime, il secondo sintatticamente più complesso.
Primo esempio di periodus: Cic. Verr. Actio II, 1, 47
Non dubito quin, tametsi nullus in te sensus humanitatis, nulla ratio umquam fuit religionis, nunc tamen in metu periculoque tuo tuorum tibi scelerum
veniat in mentem. (…)
é un esempio di opposizione semplice bimembre, come evidenziano i nessi tametsi… tamen. Il passo appartiene al genus medium, del quale è tipica l’articolazione semplice.
Secondo esempio di periodus: Cic. Pro Caecina, 1, 1:
[1] Si, quantum in agro locisque desertis audacia potest, tantum in foro atque in iudiciis impudentia valeret, non minus nunc in causa cederet A. Caecina Sex. Aebuti impudentiae, quam tum in vi facienda cessit audaciae. (…)
La costruzione del testo è equilibrata e si avvale di antitesi ed equivalenza; l’andamento è chiastico poichè incrociati sono i riferimenti ad impudentia ed audacia nelle quattro proposizioni; ma vi è un’alternanza dell’ambito selvaggio e del consorzio umano che si oppongono l’uno all’altro, quindi si parla di parallelismo chiastico tematico ed opposizione. Lo schema è costituito da due opposizioni l’una all’interno dell’altra; il bilanciamento bimembre è ripetuto due volte e la proposizione è più articolata della precedente. Il passo appartiene per la sua complessità sintattico-logica al genus sublime, che gli antichi distinguevano in amplum e vehemens; questo è un esempio di genus sublime amplum, ovvero quella qualità di stile che raggiunge l’elevazione grazie alla complessità ed alla magniloquenza, quindi per l’articolazione sintattica e l’uso di lessemi aulici. Qui la magniloquenza è motivata anche dal fatto che si tratta di un exordium.
Terzo esempio di periodus: Cic. Catil. 1,5-10
(…) Nobiscum versari iam diutius non potes; non feram, non patiar, non sinam. (…)
In questo passo l’opposizione è trimembre, nell’ambito dello stesso campo semantico, con andamento progressivo: non feram = non mi lascerò opprimere; non patiar = non lo lascerò esistere; non sinam = non gli permetterò di agire. L’opposizione consiste nel fatto che esiste una differenza di atteggiamento del soggetto nei tre casi, nonostante tutti siano verba sinendi: da passivo diventa progressivamente attivo. È un esempio del genus sublime vehemens, che ha come elemento di contrapposizione con il genus amplum la preferenza della coordinazione e dell’epigrafe; il tono è risentito, quindi i mezzi espressivi richiesti sono diversi e non si opera nel campo del lessico aulico.