La trattazione muove da extabuisse (nat deor 5) insieme composto e derivato da extabesco. È verbo incoativo, una delle tipologie di derivati: incoativi, iterativi, desiderativi. Gli incoativi hanno la suffissazione sc + la terminazione della terza coniugazione, tutti appartengono alla classe in e breve/o breve e si dividono in denominativi e deverbativi. Il suffisso sco caratterizza solo l’infectum perché è ad esso legato un aspetto durativo non espresso dal perfectum. L’aspettualità di questi verbi è infatti progressivo-durativa, e si contrappone a quella statico-durativa dei semplici: albeo = sono bianco, albesco = divengo gradualmente bianco. Diverso è il caso di incoativi anche composti con preverbi perfettivizzanti, che indicano aspettualità momentanea, un improvviso cambiamento di stato: rubeo = rimango rosso, rubesco = divengo rosso, erubesco = arrossisco all’improvviso. I verbi iterativi o frequentativi o intensivi si dividono dal punto di vista morfologico in due tipologie compositive: alcuni partono dal tema del supino a cui saldano la terminazione dei verbi in a lunga (dicto da dictum supino di dico, territo da territum supino di terreo); altri attingono al tema del presente del primitivo ed uniscono il suffisso tipico it e fanno seguire le terminazioni della classe in a lunga (rogito da rogo). Esistono anche frequentativi di secondo grado, dedotti da altri frequentativi e non da verbi primitivi: cano canto cantito, video viso visito. Anche questi verbi sono connotati aspettualmente, indicano un’azione perdurante in contrapposizione ad un’azione momentanea dei primitivi: abito indica un possesso permanente da cui il significato di abitare, habeo indica un’azione aoristica. I desiderativi si distinguono per l’uso di una duplice suffissazione caratterizzante: alcuni utilizzano ess saldato alla radice del presente e seguito dalla desinenza della classe di verbi in e breve/o breve (capesso da capio), altri uniscono il suffisso ur alla radice del supino e fanno seguire le terminazioni dei verbi in i lunga (canturio da cantum). Il suffisso ur è lo stesso suffisso usato nel participio futuro, che dunque in origine non aveva il valore cronologico che prevarrà in seguito. Questi verbi hanno valore volitivo-conativo, non hanno quindi connotazione aspettuale: canturio = tento di cantare/desidero cantare. Si coglie così il valore originario volitivo-conativo del participio futuro osservando la perifrastica attiva: laudaturus est = tenterà di lodare.