Passò la giovinezza a Milly, in una casa di campagna della sua famiglia. Venne più volte in Italia e soggiornò a Napoli e Firenze. Nel 1820 pubblicò le ‘Méditations poétiques’, poesie sentimentali ispirate dall’amore per Julie Charles, che fondevano la tradizione elegiaca settecentesca con le prime espressioni romantiche. ‘Le nouvelles meditations poétiques’ (1823), ‘Le dernier chant du pèlerinage d’Harold’ (1825) lo resero popolare.
Si dedicò poi alla diplomazia che abbandonò dopo la Rivoluzione di Luglio per passare alla vita politica, divenendo deputato (1834) e Ministro degli Esteri (1848) durante il Governo provvisorio. Con l’avvento di Napoleone III°, relegato all’ombra, si dedicò a un intenso lavoro letterario.
Nacquero così opere prevalentemente di carattere autobiografico: ‘Nouvelles confidences’ (1851), ‘Raphael: pages de la vingtième année’ (1849), ‘Graziella’ (1852), ‘Geneviève: histoire d’une servante’ (1850) e ‘Le tailleur de pierres de Saint Pont’ (1851). Sempre a questo periodo risalgono opere storiche: ‘Histoire de la Turquie’ (1854) e ‘Cours familier de littérature’ (in 28 volumi. 1856).
Quando nel 1820 pubblica le sue ‘Méditations poétiques’ il trentenne autore di quell’esile raccolta di ventiquattro liriche scrive di avervi fatto vibrare invece della convenzionale lira a sette corde le fibre stesse del cuore umano. E la vaghezza diffusa, vaporosa e cantante di questa lirica, indugiante intorno ai temi eterni, la fede, la natura, l’amore, come l’ha definita Vittorio Lugli, affascina subito un vastissimo strato di lettori, in Francia e fuori, che si riconoscono o vorrebbero somigliare all’eroe lamertiano, limitato dalla fragilità della condizione umana, ma illimitato nella aspirazione.
Nel ‘Lago’ quest’eroe è lacerato dal contrasto tra l’effimero della passione amorosa e la propria aspirazione all’eternità dell’istante.