Famiglia linguistica comprendente circa 40 lingue, parlate da quasi 75 milioni di persone in un’ampia area dell’Eurasia, che va dalla Turchia al mare di Ohotsk, e divisa in tre grandi gruppi: il turco, il mongolico e il manciù-tunguso.
Popoli storicamente importanti che parlarono lingue altaiche furono gli unni e i mongoli, che invasero l’Europa fra il IV e il XIII secolo, e i manciù della dinastia Ching, che regnarono in Cina dal 1644 al 1912.
I primi testi scritti in una lingua altaica risalgono all’VIII secolo e si tratta di documenti di provenienza turca scritti in un alfabeto assai simile alle rune. Per il mongolo le prime attestazioni non sono anteriori al XIII secolo, mentre bisogna aspettare fino alla metà del Seicento per avere documentazioni scritte di una lingua del gruppo manciù. Vari, nel corso del tempo, sono stati i sistemi di scrittura impiegati: ad esempio, solo in epoca recente (1929) il turco ha adottato l’alfabeto latino, abbandonando i caratteri arabi.
GRUPPO TURCO
Tra le lingue del gruppo turco, detto anche turco-tataro, la più importante è, ovviamente, il turco, o osmanli. È parlato da circa 45 milioni di persone in Turchia e nelle zone balcaniche confinanti. Altre lingue di questo gruppo sono, nell’area sudoccidentale, l’azerbaigiano, o azero, parlato da circa 12 milioni di persone tra Azerbaigian e Iran nordoccidentale e il turcomanno, o turkmeno, lingua di circa tre milioni di abitanti il territorio del Turkmenistan; nella regione nordoccidentale, il kazako e il tataro, per circa 12 milioni di persone, il kirghizo e il bašchiro; nel sud-est, l’uzbeko, con oltre dieci milioni di parlanti, e, nella regione cinese dello Xinjiang Uygur e nei territori limitrofi della ex URSS, l’uiguro. Spostandosi verso nord-est, verso la Siberia, la densità di parlanti diminuisce vistosamente: circa 300.000 persone parlano lo jacuto e meno della metà il tuva (o tuvano).
GRUPPO MONGOLICO
Le lingue mongoliche, oltre al mongolo (detto anche khalkh, dal nome del dialetto su cui si basa lo standard della lingua ufficiale della Repubblica popolare di Mongolia), includono il buryat (circa 300.000 parlanti in Siberia orientale), il calmucco, l’oirat (entrambe intorno ai 140.000 parlanti), il santa (200.000 parlanti), il mogol, il daguur e il monguor (tutte con meno di 100.000 parlanti). Per questo gruppo la presenza di centinaia di varianti dialettali rende particolarmente ardua l’identificazione di rapporti evolutivi e di parentela.
GRUPPO MANCIÙ-TUNGUSO
La stessa frammentarietà del panorama dialettale si riscontra nel gruppo manciù-tunguso. Soltanto l’evenki, un tempo detto tunguso, è la lingua di quasi 30.000 parlanti, mentre ciascuna delle altre (lamut, nanai) non raggiunge le diecimila unità. Il manciù, ora praticamente estinto, un tempo aveva il più alto numero di parlanti e fu per duecento anni usato come lingua franca nei rapporti tra la Cina e gli altri paesi.
CARATTERISTICHE FONETICHE E MORFOLOGICHE
Le lingue altaiche sono caratterizzate da un tipo di suffissazione agglutinante e da armonia vocalica: all’interno di una parola si possono trovare solo vocali dello stesso timbro e le vocali dei suffissi vengono alterate per concordare con il timbro vocalico della radice. Grandissima è la varietà di vocali, mentre sono relativamente scarse le consonanti. Mancano le distinzioni grammaticali di genere, così come articoli e preposizioni. Alcuni studiosi collegano queste lingue alle lingue uraliche, nel più ampio gruppo uralo-altaico, ma ricerche più recenti tendono a escludere questo legame. Vedi anche Classificazione delle lingue.