Alberto Arbasino è un giornalista, scrittore, saggista e critico musicale, ha fatto parte del Gruppo 63. I suoi primi scritti, sono apparsi su riviste, tra cui «L’illustrazione italiana», «Officina» e «Paragone»; quest’ultima pubblica nel 1955 il suo primo, importante racconto, Distesa estate, in cui già si delineano i temi della sua produzione successiva: dal clima di chiusura della provincia italiana post-bellica all’atmosfera pettegola delle ville e dei salotti al viaggio, inteso da un lato come diporto, divagazione turistica e dall’altro come pretesto per una critica sociale e culturale. Sviluppati e approfonditi, questi temi rifluiscono, nel 1957, nella raccolta di racconti Le piccole vacanze e nell’Anonimo lombardo (1959), in cui la vis polemica e satirica determina la decisa rottura della forma narrativa tradizionale e l’adozione di uno stile tra il narrativo e il saggistico, improntato alla «chiacchiera» salottiera e colta.
Nel 1963 esce la sua opera più importante, Fratelli d’Italia, storia di un viaggio attraverso l’Italia di alcuni giovani intellettuali: opera aperta per eccellenza, completamente riscritta nel 1976 e poi nel 1993, Fratelli d’Italia costituisce un affresco in progress della società italiana.
La sua attività di romanziere prosegue con La narcisata e La controra (1964), Super-Eliogabalo (1969), descrizione surrealista ed espressionista dell’ambiente dei Parioli nella Roma anni Trenta, La bella di Lodi (1972) e Specchio delle mie brame (1974). Nel 1983 esce il volume di poesie Matinée. Accanto all’attività di scrittore cresce anche quella di inviato culturale, capace di personalissimi reportage basati su impressioni, esperienze, ricordi, resoconti (Parigi o cara, 1960; Trans-Pacific Express, 1981; Mekong, 1995; Lettere da Londra, 1997; Passeggiando tra i draghi addormentati, 1997; Le muse a Los Angeles, 2000; Dall’Ellade a Bisanzio, 2006).
Con la stessa costanza prosegue l’attività di critico letterario (Sessanta posizioni, 1971; Certi romanzi, 1964) e di recensore di spettacoli teatrali e lirici (Grazie per le magnifiche rose, 1965; La maleducazione teatrale, 1966; Marescialle e libertini, 2004, premio Viareggio). Inesauribile polemista e castigatore dei costumi del proprio tempo, A. si scaglia contro la superficialità, il provincialismo, il parassitismo, l’egoismo, l’ignoranza, la condiscendenza, l’oscenità (Fantasmi italiani, 1977; In questo Stato, 1978; Un paese senza, 1980; Paesaggi italiani con zombi, 1998) e trova nelle composizioni in stile rap una nuova forma sperimentale capace di contestare, destabilizzare e rompere con la tradizione.