Le lingue germaniche sono caratterizzate da relativa unità nella molteplicità. Il germanico comune è quell’ipotesi di lavoro simile all’indoeuropeo, è un insieme di isoglosse presenti in più lingue; non è infatti un germanico comune, le lingue delle varie popolazioni erano differenziate fin dal principio; si tratta dunque di una finzione scientifica a cui rimandare i fatti storici. Schleicher aveva posto il germanico nell’indoeuropeo del Nord, e dal ramo germanico si sarebbe avuta una successiva scissione; quanto alla lingua madre, che per Schleicher era realmente una lingua, per il germanico si è pensato ad un germanico comune, delle origini, termine metalinguistico; per le lingue romanze non c’è bisogno di ricostruzioni perché quello dal latino arcaico ad oggi è un cammino ininterrotto e il latino è lingua ben documentata.
Si può parlare di gruppo germanico perché le caratteristiche di queste lingue sono evidenti e si possono elencare
– prima rotazione consonantica, legge di Rask-Grim, che separa queste lingue da tutte le altre;
– il vocalismo presenta la riduzione al contrario dello slavo; esito di “e in i, apparentemente sparisce il timbro e ma per frattura il suono si altera ulteriormente in alcuni contesti fonetici. Nel resto del germanico la e breve rimane a meno che non sia seguita da nasale + consonante, o se nella sillaba seguente c’è i; in gotico il timbro e diventa i e si può alterare vicino ad h o r, altrove rimane a meno che non sia condizionato dal contesto fonetico. Vento wind, i perché seguita da nasale + consonante; la e si chiude in i davanti a nasale + consonante per facilitare l’articolazione (lat legnom lignum). La u rimane ma in gotico può essere fratturata in presenza di r e h; altrove può esserci esito condizionato, u diventa o se nella sillaba seguente c’erano vocali a e o, per eifetto di un’armonia vocalica. E lunga indoeuropea rimane e in gotico, il timbro e del gotico era scomparso ma si riequilibra il sistema con la quantità diversa; altrove diventa a lunga, anche il timbro a era sparito e torna per questo esito di quella che è chiamata e lunga 1, in lingue come inglese e tedesco, la e lunga 2 presa dai prestiti latini o come esito di dittonghi lunghi ripristina il timbro e. Anche i dittonghi vanno soggetti a trasformazioni.
– Liquide e nasali sonanti sviluppano sempre la vocale u, tratto che differenzia il germanico da altre lingue che in prevalenza sviluppano la vocale a; in gotico ur diventa a”ur pronunciato or per frattura, posteriore allo sviluppo della vocale.
– La posizione dell’accento può far sviluppare consonanti sorde o sonore a seconda che si applichi Grim o Verner, in seguito l’accento mobile si è fissato sulla sillaba radicale.
Alcune isoglosse non sono comuni a tutto il germanico: in gotico non c’è metafonia palatale presente in tutto il resto del germanico, e così l’armonia vocalica e la metafonia velare; i Goti erano lontani dalla culla dei fenomeni e la lingua ci è attestata fino al IV secolo, le altre testimonianze che ne abbiamo in Europa sono contaminate dalla lingua del posto.
Tratto comune a tutte le lingue germaniche è la morfologia: nella fase antica avevano struttura flessiva, uso dei morfemi desinenziali per indicare rapporti morfo-sintattici come per latino e greco, dunque abbiamo casi generi e numeri anche se per i casi si va verso un parziale sincretismo, l’ablativo è scomparso e le sue funzioni sono svolte da dativo o da preposizioni. Gli aggettivi vanno soggetti a una duplice declinazione, dipende dalla presenza o assenza dell’articolo, si vede oggi in tedesco moderno e svedese.
Altro fatto determinante è l’apofonia, che è molto evidente nei verbi forti in cui le voci del paradigma si distinguono per il cambiamento di timbro o di quantità della vocale radicale. Grim aveva individuato sette classi di verbi forti, le prime tre riconducibili a un’unica tipologia, presentano all’infinito il grado normale (e breve), al preterito singolare il grado forte (o breve), al preterito plurale e al participio passato il grado ridotto o della scomparsa; e + liquida o nasale + consonante: nella seconda e nella terza classe sparisce la vocale al grado ridotto e le sonanti sviluppano sempre davanti la vocale u. Le altre classi sono più complesse, compare anche il grado allungato. Nei verbi deboli la vocale radicale rimane inalterata e il preterito presenta suffisso in dentale. L’apofonia si vede poi nella formazione dei verbi causativi, connotati dal grado in o breve (tutto questo nella fase indoeuropea, ora sembra impossibile risalirvi da inglese e tedesco): radice *sed sod, nidus da ni + grado ridotto di questa radice; le lingue indoeuropee sviluppano da uno stesso radicale termini di significato diverso per economia. Il germanico sviluppa oltre al grado o il suffisso ian con i semivocalica: satian da sodian, ing i provoca alterazione di a ed ecco e, settian per geminazione poi set.
L’apofonia come nelle altre lingue indoeuropee è tipica anche di aggettivo e sostantivo corradicali.
Altro carattere di queste lingue è un’uniformità di lessico che non si trova altrove, comunanza di lessemi in tutte le lingue germaniche, i casi in cui c’è spaccatura sono problematici; questa comunanza va oltre quella tra tutte le lingue indoeuropee, hanno tuttavia alcune differenziazioni all’interno del gruppo che hanno dato origine a varie interpretazioni: il nome del fuoco nel Nord Europa è eld, in inglese è fire, lo stesso del greco pùr, radice comune anche ad armeno e osco, è strano perché è elemento essenziale per la sopravvivenza. Nella formazione delle parole queste lingue hanno un sistema wortbildung diverso dal latino: quest’ultimo ha generalmente radice vocale e desinenza, modificabile con affissi; le lingue germaniche hanno portato all’estremo la tendenza dell’indoeuropeo ad arricchire il lessico tramite prefissazione, suffissazione e composizione: klar, auf-klarulg = illuminismo, erklarer = dichiarare ecc. ecc. Nella composizione in alcuni termini si nota ancora la s del genitivo originario, l’ordine è determinante + determinato. Queste popolazioni hanno tratti comuni in costumi, folclore, diritto, religione e mentalità che si riflettono nelle lingue; non arrivarono mai tuttavia a costituire unità (Tacito Germania? 33: maneat quaeso duretque, si non amor nostri, at certe odium sui). Queste popolazioni erano stanziate in epoca storica in una vasta area a contatto coi Celti a Ovest, a Est con gli slavi e a Nord si erano spinti fin dove le condizioni climatiche lo permettevano. Dei contatti preistorici coi Celti, oltre al prestito r>ig, è rimasto il nome del ferro in celtico con >i iniziale isan ed entra nelle lingue germaniche fino a tedesco e inglese moderno; la >i del celtico è stata recepita come >i ed ha subito evoluzione, la pronuncia ai di inglese e tedesco ne è la prova; nell’inglese la s si è sonorizzata e rotacizzata, l’accento da una parte (tedesco) è stato percepito sulla prima sillaba ed è rimasta la sorda, in un’altra parte sulla seconda sillaba dopo la sorda e così si è avuto rotacismo (come l’alternanza grammaticale di was e were). I Germani settentrionali hanno imparato presto dai Celti a lavorare il ferro, nei poemi epici compaiono figure di fabbri che sembrano la trasposizione di Vulcano in area classica; ciò si spiega con la scoperta e la lavorazione dei metalli, riflessa in termini e costruzioni tra il mito e la storia. I contatti con il mondo latino hanno determinato numerosi cambiamenti nelle abitudini e ciò si vede nelle parole: i germani usavano di preferenza il legno che avevano in grande abbondanza per costruire le abitazioni, il contatto con il mondo romano fa sì che vengano costruite con altro materiale; la finestra windauga, composto da auga = occhio + wind = vento, occhio del vento, apertura per lasciar passare l’aria ricavata dall’intreccio dei rami, ingl moderno window, la seconda w è al posto della g del germanico centrale; ma tedesco fenster, la fenestra latina forse a sua volta di origine etrusca; la tegula latina passa nell’inglese tile e nel tedesco ziegel. Queste popolazioni dalla lettura degli antichi risultano composte da tre nuclei fondamentali in cui sono comprese le molte tribù: Erminoni più a Est, Ingevoni più sul mare del Nord, Istevoni più a Ovest.
I Burgundi, stanziati nella Borgogna che da loro prende il nome; c’è traccia del loro primo stanziamento in un composto, Burgundar Holm = leggera altura, è una grossa isola tra Svezia e Danimarca, oggi ridotto a bornholm. La presenza di Goti si ha in toponimi presenti in Scandinavia e nella città polacca di Danzica: Gotis scandja = Scandinavia dei Goti, oppure limite, Gotisc Andia ingl end, confine dei Goti. Attila non è un germano, gli Unni provengono dalle steppe dell’Asia centrale, ma è presente nel mondo germanico come Atli o per effetto di metafonia palatale Ezzel; compare nelle saghe ed è stato assimilato all’epica germanica. L’importanza degli Unni risiede nel fatto che la loro migrazione è contemporanea alle migrazioni dei Germani. Anche i Vandali provenivano dal Nord, il loro nome si trova nella Vandalusia ovvero attuale Andalusia, ma anche nel Wendel seo cioè il mare dei Vandali (anche Wentil), è il nome del Mediterraneo nelle fonti germaniche, non più il mare nostrum ma il mare vandalico. Teodorico (theod thiud popolo, in tedesco Tiethrik) tentò la fusione dell’elemento germanico con quello latino, suo desiderio era far diventare la Gotia parte della romania; dal punto di vista linguistico questa politica si traduce nell’assorbimento di parole gotiche nel lessico latino in quel dominio rappresentato dalle attività femminili, lessico della casa, si vede da qui una certa fusione tra i due elementi: parole che indicano il filare (rocchetto). Nel secolo successivo si ha la presenza dei Longobardi (Alboino 568) e qui ha inizio il frazionamento dell’Italia linguistica, conquistarono Italia settentrionale e ducati di Spoleto e Benevento; anche con matrimoni misti si ebbe un passaggio di termini, la situazione economica è peggiorata (stamberga = casa, rifugio fatto di pietra, connotazione negativa ancora conservata in italiano). I Franchi, dalla loro sede sulla riva destra del Reno, passano ad occupare vasti territori (Olanda, Belgio fino alla sponda sinistra del Reno, Alsazia) e si delinea il confine linguistico dell’Europa, germani e latini, a volte prevale l’elemento germanico in molti casi quello latino, con conseguenze politiche, economiche e linguistiche. Le popolazioni germaniche avevano un diritto diverso da quello romano e questo fatto rimane nel tempo; abbiamo codici di leggi barbariche (editto di Rotari).