La parte del discorso, variabile nel genere e nel numero che si unisce al nome per esprimerne delle caratteristiche, viene detta aggettivo. Esso dipende sintatticamente dal nome con il quale si concorda grammaticalmente. L’aggettivo può avere una funzione di attributo esprimendo una qualità che non c’è nel verbo copulativo (es. Maria mangia mele rosse) o funzione di predicato quando sta con la copula (es. Maria è bella).
Gli aggettivi qualificativi si aggiungono al nome con lo scopo di evidenziarne una particolare qualità (es. una splendida giornata). La loro presenza risulta, talvolta, indispensabile o di semplice corredo ed arricchimento della frase. L’aggettivo qualificativo a volte è fondamentale per favorire l’identificazione di un oggetto (es. prendi il giornale nuovo nuovo serve a connotare quel particolare giornale). Altre volte, invece, è un semplice arricchimento del significato del nome (es. è stata una bella giornata). Gli aggettivi qualificativi sono estremamente numerosi e facenti parte di una classe aperta di elementi. Essi hanno una posizione specifica rispetto al nome. Lo seguono se hanno una funzione distintiva o restrittiva ovvero se la qualità che esprimono distingue l’oggetto opponendolo agli altri (es. ho incontrato la sorella piccola di Maria). Lo precedono se hanno una funzione descrittiva, non restrittiva (es. ho incontrato la piccola sorella di Maria). Se posto davanti al nome, l’aggettivo qualificativo ha una valenza più soggettiva. Quelli posti dopo sembrano essere più oggettivi.
Gli aggettivi qualificativi hanno una loro struttura morfologica in base alla quale si dividono in: aggettivi primitivi dalla forma propria (es. nero); aggettivi derivati che derivano da un’altra parola (es. televisivo) e si formano aggiungendo alla radice di un nome o un verbo un suffisso particolare; composti se risultanti dall’unione di due aggettivi, di un prefisso e un aggettivo o di un avverbio e un aggettivo e prevede l’inserimento o meno del trattino (es. italo-spagnolo); alterati se possono modificarsi attraverso l’aggiunga di particolari suffissi in modo da esprimere sfumature diverse di significato (es. rosso – rossastro).
Nella formazione del plurale gli aggettivi si comportano come i nomi anche se con delle particolarità. Gli aggettivi composti (aggettivo + aggettivo) mutano soltanto la desinenza del secondo elemento. I sostantivi che indicano colori usati come aggettivi restano invariati al plurale. Anche alcuni aggettivi di recente formazione composti da anti- ed un sostantivo restano in variabili (es. antifurto).
L’aggettivo qualificativo, inoltre, si concorda nel genere e nel numero con il nome cui si riferisce. E ancora. In unione con l’articolo o con un altro determinatore gli aggettivi qualificativi possono avere la funzione di nomi e si dicono aggettivi sostantivati. (es. gli Italiani). Inoltre, l’aggettivo qualificativo può svolgere anche la funzione di avverbio, per esempio rigate dritto.
La rappresentazione delle quantità attraverso i numeri è stata ideata dagli studiosi arabi per poi diffondersi in tutto il mondo. Ciò nonostante non si tratti dell’unico sistema di numerazione. Basti pensare a quello romano basato su lettere. La differenza tra i due sistemi risiede nella posizione: ogni cifra assume valore in relazione alla posizione che assume nel sistema arabo. Il che ha richiesto l’ideazione anche di un numero che avesse valore nullo ovvero lo zero sconosciuto ai romani il cui simbolo deriva dal greco. I numeri romani vengono ad oggi usati soprattutto per indicare gli ordinali.
Gli aggettivi numerali servono proprio ad esprimere i numeri fornendo informazioni quantitative sul nome cui si riferiscono. Pur distinguendosi in vari gruppi, indicano la quantità in modo preciso e traducibile in numeri a differenza degli indefiniti. Essi si dividono in
Gli aggettivi determinativi (o indicativi) specificano il nome in rapporto al possesso (es. mio), al luogo (es. questo) oppure di interrogazione o esclamazione (es. quale). Svolgendo una funzione distintiva, non possono essere alterati né assumere gradi diversi. Essi appartengono ad una classe chiusa. Essi possono assumere il valore di pronome perché oltre ad accompagnare il nome, possono sostituirlo.
Gli aggettivi possessivi sono aggettivi determinativi che specificano il nome in relazione alla sua appartenenza precisando a chi appartiene la cosa, la persona o l’animale indicata dal nome. Specificano, dunque, l’oggetto posseduto concordando con esso nel genere e nel numero ma specificano anche la persona del possessore. Gli aggettivi possessivi sono sei e, dato che concordano nel genere e nel numero, hanno maschile, femminile, singolare e plurale:
mio, mia, miei, mie
tuo, tua, tuoi, tue
suo, sua, suoi, sue
nostro, nostra, nostri, nostre
vostro, vostra, vostri, vostre
loro, loro, loro, loro.
L’aggettivo possessivo è preceduto dall’articolo determinativo o indeterminativo. L’articolo si omette obbligatoriamente davanti a nomi quali: padre, madre, figlio, figlia, marito, moglie. L’aggettivo possessivo si omette sempre se nel contesto della frase si intuisce già il possesso. Per quel che riguarda la sua posizione, l’aggettivo possessivo va posto prima del nome. Viene dopo il nome nelle espressioni vocative ed esclamative, in alcune espressioni particolari come: es. sono stata a casa sua oppure quando si vuole accentuare l’idea di possesso: es. quella felpa è mia!. L’aggettivo possessivo può essere rafforzato dall’aggettivo proprio. Se non esiste un possessore ben definito si utilizza l’invariabile altrui. L’aggettivo possessivo può essere usato anche con il valore di sostantivo per indicare le proprietà, i genitori, il parere o l’opinione.
Gli aggettivi dimostrativi indicano qualcuno o qualcosa sulla base del rapporto di vicinanza o di lontananza nello spazio, nel tempo o nel discorso. Sono aggettivi dimostrativi: questo, codesto, quello. Sono sempre anteposti al nome e non sono mai preceduti da articolo con concordando con il nome variando nel genere e nel numero. Questo indica una persona o una cosa vicina a chi parla (es. questa è mia sorella). Codesto indica una persona o una cosa vicina a chi ascolta anche se ormai è un aggettivo di uso limitato essendo spesso sostituito da quello che, invece, indica una persona o cosa lontana da chi parla o ascolta (es. chi è quel ragazzo in strada?).
Gli aggettivi identificativi sono espressi da stesso e medesimo che indicano identità tra persone o cose. vengono posti prima del nome e concordano con esso nel genere e nel numero (es. hanno gli stessi interessi). Questi aggettivi vengono usati spesso con funzione rafforzativa.
Gli aggettivi indefiniti sono molti e frequentemente usati nella lingua italiana. Forniscono informazioni generiche ed approssimate riguardo la quantità o la qualità. Essi costituiscono la sottocategoria più vasta degli aggettivi determinativi e risultano particolarmente difficili da classificare. Alcuni degli aggettivi indefiniti fungono da pronomi. Possono essere scissi in quattro gruppi per comodità di studio:
variabili nel genere e nel numero se si riferiscono ad una sola persona o cosa non precisata oppure, al plurale, più unità indefinite (certo/certi, qualche, alcuno, tale, certo, altro);
invariabili se indicano l’insieme, sia pure indeterminato come quantità che comprende tutte le singole unità di una certa classe con l’eccezione di un tutto (ogni, ciascun, qualsiasi, qualunque, tutto);
variabili nel genere che escludono del tutto un certo dato (nessuno, alcuno);
indefiniti quantitativi che esprimono una quantità generica (poco, molto, parecchio, tanto, altrettanto, troppo).
Gli aggettivi si dicono interrogativi se esprimono una richiesta di informazione che può riguardare identità, qualità o quantità. Tra questi: quale (es. quale maglione preferisci?), che (es. che cosa stai guardando in tv?) e quanto in cui l’oggetto della domanda è la quantità (es. quanto costa il giornale?). Questi tre aggettivi oltre che interrogativi possono dirsi anche esclamativi per mettere meglio in evidenza il nome che accompagnano (es. che bella pelle che hai!). Ovviamente, sarete aiutati dai segni di punteggiatura (?, !) e dal contesto per poterli distinguere al meglio.