In accordo con la politica estera di espansionismo Augusto costituisce una grande quantità di nuove province e dà all’impero romano l’assetto che resterà invariato fino all’età di Diocleziano. Vi sono quattro categorie di province: del popolo, le più interne dove dunque non si stabilivano grandi contingenti militari, governate da un proconsole, un senatore formalmente designato dal senato, pagavano un tributo che confluiva nell’aerarium, l’unica cassa della repubblica romana; province del principe, ai confini, dove si stabilivano diverse legioni (es la provincia di Siria, di Pannonia), governate da un legato di Augusto di nomina del principe ma anch’esso senatore; province procuratorie, piccole e poco abitate (es province alpine come Rezia e Norico) o effimere, istituite momentaneamente riservandosi di sostituirle con regni locali (es la provincia di Giudea), prive di stanziamenti legionari, governate da un cavaliere con il titolo di procurator o praefectus (es Ponzio Pilato praefectus Iudaeae provinciae); provincia d’Egitto istituita nel 30, più grande dell’Egitto attuale e comprendente parte del Sudan, con un esercito stabile di tre legioni, dunque con le caratteristiche di una provincia del principe ma non fu mai affidata ad un legato per la sua importanza, ma ad un cavaliere legato all’imperatore, ed Augusto pose il veto all’ingresso dei senatori in Egitto, dunque fu istituita la prefettura d’Egitto.
I comandanti delle legioni d’Egitto erano i praefecti legionis, anch’essi di ceto equestre; tutte le province che non fossero quelle del popolo fecero confluire i tributi in una nuova cassa chiamata fiscus. Augusto aveva costituito casse per le singole province mentre fu l’imperatore Claudio a creare un fisco centrale, secondo gli studiosi fino al XX secolo; ma negli anni 90 del secolo scorso fu trovata un’iscrizione che parla del fisco centralizzato in vigore nel 20 d. C. Si è discusso anche come accordare i beni privati dell’imperatore con i tributi pagati dalle province; infatti l’imperatore romano aveva un’unica cassa in cui confluivano tutte le sue ricchezze, comprese quelle delle sue proprietà. Il principe risultava quindi l’uomo più ricco dell’impero, ed era moralmente tenuto a far fronte a qualunque emergenza economica si verificasse nell’impero. Per esempio l’imperatore Tiberio rimediò ai danni causati da un terremoto nelle città d’Asia; a ciò era sottesa la mentalità arcaica del rapporto tra patrono e cliente, dove il patrono doveva soccorrere i clienti in difficoltà in cambio di vari servigi, e clienti dell’imperatore erano gli abitanti di tutto l’impero.