Scritto nel 1906, comparve in quell’anno come “opera prima” del giovane e sconosciuto Musil. Subito la critica, con a capo Alfred Kerr, sottolineò l’importanza del lavoro e la maturità di scrittura del suo pur cos giovane autore, che doveva soltanto 40 anni più tardi, dopo la sua scomparsa, venire conosciuto pienamente nella sua statura dal mondo letterario europeo, e cioè dopo la pubblicazione del monumentale e incompiuto romanzo L’uomo senza qualità. Questo racconto è tuttavia già un frutto in sè maturo, che annuncia il sorgere di uno scrittore e ne delinea le caratteristiche di finissimo psicologo e di esperto dell’introspezione umana, quanto mai acuto e perspicace. Il racconto è autobiografico. La breve ma bruciante esperienza vissuta da Tòrless è quella del giovinetto Musil, convittore di una scuola militare, destinata dall’imperial-regio governo austriaco ai figli delle più nobili e ricche famiglie, sul finire dell’Ottocento. Il racconto si apre con un quadro ben nitido e che per il giovane convittore si ripete periodicamente, sempre uguale: una ennesima partenza dalla stazioncina di un villaggio nelle regioni orientali dell’impero austriaco, quello dove ha sede il collegio militare che ospita Tòrless; periodicamente i genitori vengono a trovare il figlio e ripartendo lo affidano con credula fiducia ai compagni a lui più vicini. Tòrless è figlio unico, adorato particolarmente dalla madre, un po’ schivo, sognatore, chiuso in sè: volendo avviarsi alla carriera militare, ha insistito per frequentare l’aristocratico collegio, ma ogni volta il distacco dal grembo familiare e dalle sue ben certe e sicure frontiere è per lui un’emozione che lo turba. Nel gruppetto dei compagni che lo attorniano si distingue subito il cinico Beineberg, uno dei personaggichiave del racconto. Dopo il congedo, il gruppetto dei convittori ritorna verso il collegio, ma Tòrless e Beineberg se ne distaccano perchè hanno ancora alcune ore di permesso e si recano in un’elegante pasticceria a conversare. Si delineano in questo colloquio gli interessi dei due giovani: Tòrless, avviato a una maturazione precoce, ha iniziato nel proprio intimo un processo di dipanamento dell’aggrovigliato mondo di sensazioni, di aneliti, di pensieri, che la sua inesperienza esistenziale gli preclude ancora, ma già gli presenta altrettanto fiammeggianti come irraggiungibili. Beineberg, imbevuto di dottrine induistiche, è tutto volto verso una spiegazione esoterica dei misteri umani, ma s’intuisce che il suo travaglio è scorza superficiale nei confronti di quello, assai più autentico e profondo, dell’altro. Insieme i due si recano poi, ai margini del villaggio, in un locale malfamato dove una ex contadina elargisce la propria compagnia a chiunque la cerchi. Per i due ragazzi che (come anche gli altri convittori) separatamente frequentano la donna, in questo caso è una prova di forza chiudere la serata in compagnia della prostituta Bozena, simbolo delle comuni e consuete esperienze sessuali della pubertà. Dalla maldicenza della donna essi apprendono singolari particolari sulle frequentazioni e sui caratteri di due compagni che a loro particolarmente interessano: il serpigno e frivolo Reiting e il misterioso, effeminato Basini. In seguito, il carattere di Reiting, che insieme con Beineberg accompagnerà la vicenda di Tòrless, viene descritto con abilità consumata nelle sue contorte e basse involuzioni di ricattatore: egli presta denaro a tutti i compagni e nel caso di ritardi nella restituzione li ricatta e li sottomette ai suoi voleri. Una sera, convoca Beineberg e Tòrless in un rifugio singolare che i ragazzi si sono ricavati in un vecchio solaio, con fantasia truculenta e decadente. Reiting rivela ai due che Basini è un ladro: è certo che taluni ammanchi nei cassetti della comunit siano opera sua. Propone di non denunciarlo, ma di approfittarne insieme per ridurre Basini ai loro voleri, ricattandolo. Le reazioni sono adeguate ai caratteri: Tòrless, benchè indignato moralmente, intravede tuttavia la possibilità di chiarire a se stesso alcuni oscuri risvolti della propria psiche e delle proprie tendenze, mentre Beineberg è ben lieto di poter mettere alla prova le sue teorie animistiche orientali su un soggetto come Basini. Quest’ultimo viene così asservito, sotto pena di svelare il suo misfatto. Hanno inizio strane sedute notturne tra Reiting, Beineberg e Basini, cui Tòrless si rifiuta di prender parte: mentre persegue un cammino di chiarificazione sempre più intenso e profondo nel proprio animo, raggiungendo una dimensione pressochè religiosa, Beineberg e Reiting si abbandonano a violenze e maltrattamenti, con il pretesto di esperimenti animistici, nei confronti del sempre più succube Basini. Un giorno, mentre tutti sono assenti per una gita, tranne Tòrless e Basini, quest’ultimo lo implora di aiutarlo e proteggerlo, e denundatosi gli si offre in compenso. Tòrless è dapprima indignato ma, circuito da Basini, la sua sensualità cede. Il rapporto continua, segreto, per un po’ di tempo: ma durante una seduta notturna di tutti e quattro, si rivela chiaro anche agli altri due. Per Tòrless è, in fondo, un’esperienza, l’unica veramente “reale”, che lo libera dalle sue tormentose elucubrazioni. Gli altri due rendono pubbliche le colpe di Basini a tutto il convitto, col risultato che il ragazzo viene scacciato, mentre Tòrless riesce a sfuggire alle maglie tremende della malvagit dei compagni e, uscitone moralmente illeso, chiede di essere rimandato a casa. La rapida conclusione lo riporta quasi a galla da un fondo melmoso e oscuro, restituendolo più saggio e più schiarito alla vita familiare. In tutto il racconto sono evidenti gli influssi di Maeterlinck e di Rilke, nella prospettiva insieme delicata e spietata di un cammino interiore verso una necessaria maturazione psichica ed esistenziale; mentre il processo psicologico che lo scrittore intraprende in proprio con questa operetta già rivela pienamente le vie e le mete cui dovrà e vorrà più tardi pervenire nel suo capolavoro.