Interim acerbissime imperatae pecuniae tota provincia exigebantur. Multa
praeterea generatim ad avaritiam excogitabantur. In capita singula servorum ac
liberorum tributum imponebatur; columnaria ostiaria frumentum milites arma
remiges tormenta vecturae imperabantur; cuius modo rei nomen reperiri poterat,
hoc satis esse ad cogendas pecunias videbatur. Non solum urbibus, sed paene
vicis castellisque singuli cum imperio praeficiebantur. Qui horum quid
acerbissime crudelissimeque fecerat, is et vir et civis optimus habebatur. Erat
plena lictorum et imperiorum provincia, differta praefectis atque exactoribus, qui
praeter imperatas pecunias suo etiam privato conpendio serviebant; dictitabant
enim se domo patriaque expulsos omnibus necessariis egere rebus, ut honesta
praescriptione rem turpissimam tegerent. Accedebant ad haec gravissimae
usurae, quod in bello plerumque accidere consuevit, universis imperatis pecuniis;
quibus in rebus prolationem diei donationem esse dicebant. Itaque aes alienum
provinciae eo biennio multiplicatum est. Neque minus ob eam causam civibus
Romanis eius provinciae, sed in singulos conventus singulasque civitates certae
pecuniae imperabantur, mutuasque illas ex senatus consulto exigi dictitabant;
publicanis, ut in Syria fecerant, insequentis anni vectigal promutuum.
Commento
III libro del de bello civili dedicato allo scontro con Pompeo concluso con la battaglia di Farsàlo; lo scontro inizia al passaggio del Rubicone, Cesare porta l’esercito nella zona consacrata dove il comandante può essere in testa all’esercito solo per il trionfo; continua in Spagna e Gallia e si sposta verso Oriente, da Durazzo fino in Tessaglia. Il cap 32 è il momento in cui lo scontro si sta spostando verso la Grecia, Cesare prevede lo stato delle cose in Oriente. Pompeo aveva un forte seguito nella provincia d’Asia che lui stesso aveva fatto entrare nell’orbita romana, particolare enfatizzato da Cesare e Lucano, Roma viene difesa dai non romani. Cesare non è scrittore obiettivo ma di parte interessata, ha come scopo dimostrare l’incapacità dei nemici e giustificare moralmente la sua azione. Descrive la miserrima condizione della provincia sottoposta a tassazione eccessiva per ragioni militari, si doveva costituire un esercito per la battaglia decisiva e le spese si coprono con le tasse ai sottoposti. I governatori, perfino nella provincia da loro costituita e nerbo del loro buon governo, si rivelano contrari ai principi fondamentali del dominio di Roma sui popoli sottomessi, espresso dal termine imperium: potere del magistrato nelle piene funzioni della sua carica e che ha potere sui cittadini sottomessi e il diritto e potere che Roma esercita sulle popolazioni sottomesse, socii o municipia comunque caduti nell’orbita romana o provinciae. Protagonista di questo capitolo è Scipione suocero di Pompeo, Pompeo aveva sposato Cornelia figlia di Scipione. Qui verrebbe accusato di estendere il potere sulla provincia d’Asia, secondo Cesare prevaricazione di partenza di un governatore che tassa una provincia non di sua spettanza. Riscuotere le tasse = imperare pecunias. Incertezza sul significato della prima frase, tota provincia = provincia d’Asia o sta per totis provinciis = in omnibus provinciis, sing per plur, in tutte le province sottoposte. Cesare descrive le fonti di finanziamento degli avversari, discutibili, ma non parla delle sue fonti attraverso le quali ha potuto formare e mantenere l’esercito, punto di vista orientato.
Frattanto in tutta la provincia* dell’Oriente venivano riscosse le tasse in modo molto crudele ecc. ecc.
Osserviamo lo stile: tutte frasi principali tranne in un caso, struttura semplice e lineare, Cesare vuole convincere e non dimostrare la sua abilità, va al sodo e spoglia la frase limitandosi a costruzioni quasi paratattiche. La struttura interna della frase è sempre la stessa, tutte si concludono con verbi passivi, si varia solo la persona singolare o plurale, il ritmo è sottolineato. Nella seconda porzione non ci sono più strutture passiveggianti e il verbo principale non è più in fondo ma all’inizio, cambia il ritmo. Entrambe nella frase latina sono posizioni forti, in cui si dice ciò che più interessa; il latino sentiva la struttura differenziata, cambio di tono che corrisponde a cambio di argomento, ma non trova innaturale né la prima né la seconda soluzione. Operazione dell’accumulo, si specificano tutte le componenti dell’azioni attraverso molti avverbi che danno effetto di insistenza; accumulo evidenziato e insistenza che esplode nella frase in cui si elencano per asindeto i soggetti della tassazione, non c’è segnalazione che chiude l’elenco come un et, Cesare fa capire che avrebbe potuto proseguire e tocca ambiti come quello domestico, militare e del potere. Tasse sul possesso o patrimoniali, colpiranno più i ricchi che gli altri; ma quelle in capita singula servorum et liberorum sono sulla persona, sentita molto iniqua da chi la subisce perché colpisce allo stesso modo il ricco e il povero, anticipata all’inizio dell’elenco e staccata. Gioco espressivo dell’omoteleuto, il latino non ama questo espediente e si evita di solito associazione di più parole con la stessa uscita plurisillabica evidente come il gen della 2 decl in Orum, in capita singula non è in capita singulorum per questo motivo, enallage per evitare l’omoteleuto, l’aggettivo è riferito a un sostantivo diverso da quello a cui logicamente si collega per varie ragioni, qui anche per enfatizzare singula, ognuno nessuno sfugge. Singula e servorum sono legati tra loro perché sono anticipati rispetto ai liberi, invertito l’ordine gerarchico liberi più importanti dei servi, è più facile tassare la persona dello schiavo; avvicinati anche per l’allitterazione, s insieme ad r considerate le più fastidiose perché sonanti. Servorum liberorum omoteleuto e messi sullo stesso piano, contro ogni legge sociale trattati allo stesso modo liberi e schiavi, ragioni espressive. Interim generatim forme arcaiche, si richiamano; acerbissime parola iniziale se escludiamo la formula di passaggio, dà un giudizio ed ha connotazione emotiva; torna anche di seguito sempre al superlativo. In una lettera del 51 Cicerone racconta di dover imporre oltre ai tributa in Cilicia una exatio acerbissima sulla testa dei cittadini e sulle porte che si affacciano sull’esterno delle case, quello che ha fatto Scipione; si vede che il racconto di Cesare è di parte, questo tipo di tasse non era così innaturale, e l’acerbissime che per Cicerone è giudizio del soggetto e per Cesare giudizio dell’oggetto; all’exactio termine astratto corrisponde exigere del testo cesariano che mette assieme termini di giudizio e tecnici per dare l’impressione di un discorso tecnico e non giudicante. Acerbissime si lega a exigebantur, inizio e fine del colon si parlano fra loro (soggetto verbo, sostantivo aggettivo), il latino li metteva d’istinto ad inizio e fine, acerbissime dà il tono del discorso e si lega al verbo finale ma non può non determinare anche l’imperatae subito dopo, Cesare sottolinea che le tasse erano sia imposte sia riscosse con crudeltà.
Cesare è narratore e per questo non obiettivo, ma adotta uno stile che somiglia a quello impersonale, atteggiamento orientato coperto grazie alla selezione delle idee, selezione delle parole e selezione di stilemi retorici da adottare. La retorica per gli antichi è innata e si sviluppava attraverso la carriera scolastica che seguivano, il testo scolastico è un’opera d’arte. Manuali tecnici ci sono per le discipline come l’architettura e non a scuola fino al IV sec. Anche gli studenti che imparavano a scrivere utilizzavano i testi di Virgilio più noti. Questi rudimenti si imparavano grazie ad un litteratus, il maestro vero e proprio era il grammaticus che insegnava la struttura della lingua e quali parole si devono usare in determinati contesti e quali non usare perché desuete, non in forma teorica ma studiando poeti come Ennio e Virgilio, testi artificiosi poetici di cui faceva una explanatio. Nella scuola successiva si ikmparava a scrivere un testo (diritto), la retorica è una componente fondamentale (controversie). Ricorda inventio dispositio elocutio attività del retore. Inventio scelta di uno dei tredici status in cui far cadere il proprio discorso. Nell’elocutio ricadono le figure retoriche come noi le intendiamo, per loro solo una parte della retorica. La cattiva amministrazione della provincia d’Asia vuole essere esemplificazione di quella dei pompeiani in generale. Accuse: riscossione di tasse esagerate, eccesso di magistrati che assediano la provincia, idea di pienezza e sazietà, plena in senso fisico e differta enfatizza l’idea che contiene il verbo farcio pienezza del ventre, come se la provincia stesse per scoppiare. Insistenza delle cariche, littori magistrati al servizio di magistrati ma che hanno l’imperium cioè potere di riscuotere le tasse. Il praefectus a Roma è a capo della parte dell’amministrazione, praefectus custodum capo di polizia ecc., va specificato. Poi diventa un governatore della provincia o una parte di essa. Qui non sappiamo chi siano i prefetti ma vengono accostati agli esattori, la provincia è piena di figure autorizzate a riscuotere tasse, insiste pesantemente sul concetto in apparenza senza deviare dall’oggettività del racconto. La seconda accusa è verosimile, i magistrati fuggiti dall’Italia si spostano in Oriente e si trovano sotto le province controllate da Pompeo. L’accusa sul comportamento ingeneroso dei magistrati è sottile, non vi è alcun esempio o testimonianza. Verbo serviebant, erano soggetti al loro privato guadagno, dunque non riscuotevano solo le tasse dovute, anche qui detto senza esempio. In questo testo si rasenta la calunnia perché non si portano prove a un’accusa tanto infamante. Compendium da pendo pesare ciò che servirà per lo scambio, da qui pondus, pesare l’oro; contrario dispendium rimasto in italiano. Le prime accuse sono su fatti ovvi, Cesare considera ovvia anche la terza accusa che non lo è. L’altra arma di Cesare oltre al quid è il quomodo, che le amministrazioni siano fatte da corrotti e ladri sembra affermazione qualunquista, discutibile. Primo strumento lessico e scelta delle parole, di due tipi: termini tecnici usati perché incontrovertibili e asettici, descrivono soltanto e danno impressione di obiettività, parole quasi sempre denotative; presenza di superlativi, connotativi; parola fortemente connotativa in mezzo a termini tecnici avaritia = avidità, ossessione per i soldi, comprende entrambi gli italiani avarizia e avidità: gli esattori non hanno i soldi quindi cercano di ottenerli per poi esserne avari. Questi avari sono quindi lontani dai boni cives, già classificati da Cesare dal punto di vista giudiziario. Scelta di figure come accumulo, omoteleuto e rifiuto di esso, allitterazione e ripetizione dei termini (radice di
Parole connotate e denotate: compendium e serviebant che risponde ad omoteleuto con dictitabant frequentativo di dico, affermavano in continuazione, termine che toglie credibilità all’affermazione di costoro. Espressione molto connotante: expulsos domo patriaque, qualche pompeiano avrebbe enfatizzato la veloce discesa di Cesare dal Rubicone a Roma e avrebbe sentito come espulsione la loro propria fuga, essi in Cesare sono stati scacciati dall’Italia perché non era il loro posto. Le tasse sono imposte a tutti compresi quelli che non possono pagarle, ciò fa aumentare l’indebitamento della popolazione e delle sue fasce più povere costrette a ricorrere agli usurai. Questo succede di solito in guerra ma con la sua amministrazione non è successo, contrappone implicitamente se stesso e i cattivi magistrati che si sono lasciati trascinare dagli eventi; egli comunque aveva tra le mani l’erario di stato e non aveva bisogno di denaro come questi domo expulsos. Cesare + scrittore tendente al concreto ma nella frase successiva usa due termini astratti in –tio, di questi donatio è inutile perché donum sarebbe stata adattissima e avrebbe conservato l’allitterazione; è parola usata per conservare l’omoteleuto, le parole sono in rima e rimbombano l’una sull’altra, lo scopo è sempre togliere credibilità. Conventus erano associazioni di carattere privato anch’esse soggette a tassazione, normalmente i cittadini romani erano esenti dalle imposte nelle province. Vengono anche anticipate dai pubblicani le tasse dell’anno dopo nel quale non si sa quale sarà lo stato della provincia, incertezza di legalità di questo provvedimento.
Risulta essere questa una descrizione di amministrazione iniqua dal tono apparentemente oggettivo ma segnali linguistici dicono che Cesare scaglia accuse che non esemplifica e non racconta la situazione dell’altra parte. Egli dovendosi giustificare evita un’opera schierata dichiaratamente perché lo si sarebbe riconosciuto come di parte; invece dare un’impressione di discorso asettico lo fa sembrare credibile e non orientato e vero, mentre lo è solo in parte ed è anche un testo insinuante. Questo testo ha avuto fortuna perché anche in seguito è stata sottolineata l’iniquità dell’amministrazione pompeiana.