Semantica del congiuntivo indoeuropeo: esprimeva eventualità e volontà; ottativo indoeuropeo: desiderio e possibilità. Nella lingua latina l’area dell’eventualità (in indoeuropeo congiuntivo prospettivo = congiuntivo eventuale o verisimile) presenta scarse e controverse attestazioni, tanto che alcuni studiosi ne discutono l’esistenza; la ragione della sua quasi totale scomparsa si trova nel fatto che in latino si passa a uno schema tripartito delle ipotesi, reali possibili irreali, mentre il greco comprendeva anche le eventuali; altro caso di sincretismo, in latino non c’è differenza tra possibilità ed eventualità. Dunque il congiuntivo latino della possibilità deriva dall’ottativo indoeuropeo. La grammatica normativa divide il congiuntivo indipendente in esortativo, dubitativo, suppositivo, ottativo, potenziale, irreale, concessivo, di modestia. Il congiuntivo di volontà esprime un comando, che può presentarsi come imposizione o inibizione di comportamento o richiesta di adozione di comportamento. Convergono in esso l’uso del congiuntivo esortativo e concessivo, ovvero si ammette che sia vera un’affermazione non ritenuta in realtà vera. In latino il comando affermativo si esprime con il tempo presente, più raramente con l’imperfetto; l’espressione di un comando con il congiuntivo volitivo o con l’imperativo si equivale dal punto di vista denotativo, ma da quello connotativo il congiuntivo è sostanzialmente forma di cortesia, mentre l’imperativo è più cogente. Il comando negativo si esprime con ne + presente o perfetto; la contrapposizione tra i due è aspettuale (per quanto tempo? Categoria riguardante la durata dell’azione) e non temporale com’era quella tra presente ed imperfetto nel congiuntivo affermativo. Per il comando negativo si usano anche ne + imperativo, risentito e colloquiale, o noli/nolite + infinito presente, forma di cortesia. Il congiuntivo della richiesta comprende congiuntivo dubitativo o deliberativo usato nelle interrogative dirette che rappresenta la prolessi di un ordine: utilizza presente o imperfetto contrapposti per ragioni cronologiche, come per il comando affermativo. È in domande che attendono in risposta un ordine, affermativo o negativo.
Congiuntivo suppositivo: esprime una condizione che per quanto desiderabile non si è avverata.
Esempio: dedisses huic animo par corpus, fecisset quod optabat (Plinio il giovane); il primo è un congiuntivo suppositivo, il secondo un congiuntivo irreale. Costituiscono l’uno la protasi, l’altro l’apodosi del periodo ipotetico dell’irrealtà, in ambito paratattico. I tempi di questi congiuntivi sono perfetto e piuccheperfetto, ed entrambi appartengono al congiuntivo ottativo. Il congiuntivo ottativo è derivato dall’ottativo indoeuropeo, ed il congiuntivo di desiderio utilizza quattro tempi, presente-imperfetto perfetto-piuccheperfetto a seconda che sia un augurio o un rimpianto. Vi sono avverbi che demarcano il congiuntivo di desiderio (utinam, uti, sic), e da quest’ultimo deriva per apocope la congiunzione si; il congiuntivo delle condizionali è ottativo. La marca del congiuntivo volitivo è ut.
Anche il congiuntivo di possibilità deriva dall’ottativo indoeuropeo; l’eventualità è una possibilità oggettiva, la plausibilità che una condizione si avveri; la possibilità è soggettiva, una pura ipotesi e remota possibilità che la condizione si avveri. La prima è tipica del congiuntivo, la seconda dell’ottativo, ed il latino attua un quasi totale sincretismo. Si distinguono il congiuntivo potenziale, di modestia ed irreale, e l’irreale è uno sviluppo del potenziale. Il potenziale utilizza presente e perfetto (possibilità del presente con scarto aspettuale) ed imperfetto (possibilità nel passato); il suo uso nel latino classico è ristretto, limitato a costruzioni impersonali (tu generico o pronomi indefiniti). Il congiuntivo irreale utilizza perfetto (impossibilità nel presente) e piuccheperfetto (impossibilità nel passato). L’uno è lo sviluppo dell’altro, come si evidenzia dalle funzioni del perfetto: ciò che è stato possibile nel passato è impossibile nel presente. Quando l’imperfetto assume valore irreale, si utilizza come controparte nel passato (irrealtà nel passato) il congiuntivo piuccheperfetto. Nel sistema verbale latino il futuro non esisteva: le forme di futuro erano originari congiuntivi o giustapposizioni di verbi; ciò è legato al carattere originalmente agreste della civiltà romana, il tempo era visto ciclicamente, il presente era attualizzazione del passato, la società era governata dalle leggi e dai ritmi della natura, e gli eventi erano indifferenziati perché naturali. Questo è anche il motivo per cui aveva senso parlare di durata delle azioni, non di cronologia.