Termini antonimi, in genere riferiti alla categoria grammaticale di aggettivo. Gli elementi così denominati sono privi di funzione sintattica autonoma, ma dipendono strutturalmente da altri membri frasali, rispettivamente, sintagma nominale e verbale. Secondo la grammatica tradizionale, l’aggettivo ha funzione attributiva quando appartiene allo stesso sintagma del nome di riferimento (ad es. il gatto bianco miagolò), mentre ha funzione predicativa quando appartiene al sintagma verbale, tipicamente con verbi copulativi (ad es. il gatto è bianco, Marco è diventato grasso).
In rapporto alla maggiore o minore libertà esibita dalla lingua nell’ordine dei costituenti sintattici nella frase, la distinzione può essere riflessa nella disposizione dell’elemento suscettibile della duplice funzione: alcune lingue presentano infatti contiguità tra il nome (o pronome) e l’elemento attributivo, mentre in caso di funzione predicativa il verbo, che media il rapporto tra i due termini, si interpone tra di essi (cfr. gli esempi succitati per l’it. fr. la jeune fitte est sortie vs ma fille est jeune, ingl. the beautiful girl is walking vs the girl is beautiful); in altre lingue, la semplice posizione (pre- o postnominale) dell’aggettivo ne consente la classificazione come attributo o predicato (ad es. russo krasivaja Raissa `la bella Raissa’ vs Raissa krasivaja `Raissa (è) bella’; analogamente in cinese). Talvolta è l’articolo a servire da segnale della funzione sintattica dell’aggettivo: in arabo, l’aggiunta dell’articolo all’aggettivo ne indica l’uso predicativo, mentre la sua assenza ne indica l’uso attributivo. In alcuni sistemi, le due funzioni appaiono distinte morfologicamente; ad es. ted. das grosse Buch / ein grosses Buck vs das Buck ist gross. Vi sono infine lingue che non presentano alcuna differenza, né morfologica né sintattica, tra le due funzioni tradizionalmente tenute distinte; ad es. lat. puer bonus oboedit semper / puer bonus est.
Per quanto riguarda l’accordo, constatiamo una certa variabilità nei sistemi linguistici: in italiano, come pure nelle lingue romanze in genere e già in latino, l’aggettivo, sia nella sua funzione attributiva che in quella predicativa, concorda per numero e genere con il nome da cui dipende sintatticamente (ad es. la borsa nuova/la borsa sembra nuova; lat. pueri boni oboediunt/pueri boni sunt); in inglese, lingua che presenta uno scarso impiego dell’accordo, l’aggettivo non concorda con il nome di riferimento in nessuna delle sue due funzioni, ed è pertanto invariabile; in tedesco, l’aggettivo predicativo è indeclinabile, mentre quello attributivo presenta allomorfia (allomorfo) in rapporto al tipo di determinazione che lo precede (declinazione forte e debole). Per quanto le funzioni in esame (specialmente quella attributiva) vengano di norma riferite alla sola categoria aggettivale, nella teoria linguistica piú recente si tende ad impiegarle anche in riferimento ad altri domini sintattici, quali sintagmi preposizionali o sintagmi nominali con funzione di apposizione (attributo); ad es. Maria sembra essere una donna determinata. Qualora l’elemento che espleta la funzione attriburiva o predicativa sia un nome, l’accordo si limita alla marca di numero; ad es. la lavatrice, un oggetto utile, può rompersi spesso; la lavatrice è un oggetto molto utile.
Il termine predicativo può essere riferito anche alla nozione di complemento; in tal caso, si è soliti distinguere tra complemento predicativo del soggetto e complemento predicativo dell’oggetto, in rapporto alla funzione sintattica svolta dal nominale di riferimento. Il primo tipo di complemento si incontra di norma con i verbi copulativi; ad es. Luca sembra ancora un ragazzo; la donna diventò triste; con un’altra serie di verbi (essenzialmente, causativi, elettivi, appellativi e valutativi) si possono avere entrambi i tipi di complemento predicativo
a seconda della diatesi del verbo (attiva > compl. predicativo dell’ogg.; passiva > compl. predicativo del sogg.); ad es. tutti lo chiamavano Drago vs era chiamato Drago; la stanchezza rende Mario nervoso vs Mario è reso nervoso dalla stanchezza.
Nella grammatica tradizionale, la funzione attributiva dei nominali contrasta con quella predicativa. Se però all’attributo viene assegnata una funzione di tipo classificatorio, oltre a quelle qualificativa e determinativa, di norma riconosciutegli, anche agli aggettivi o ai nomi che ricorrono in predicati con verbi copulativi potrà essere assegnato un ruolo non distante da quello attributivo. In effetti, nel caso dei cosiddetti complementi predicativi risulta difficile stabilire se siano retti dal verbo (come indicherebbe la terminologia tradizionale) oppure dall’elemento nominale, tanto in funzione di soggetto quanto in quella di oggetto. Non sempre l’accordo è infatti in grado di stabilire il dominio di reggenza, dal momento che se in alcune lingue l’aggettivo concorda con il nome di riferimento indipendentemente dalla sua funzione attributiva o predicativa (ad es. italiano, francese), suggerendo una reggenza nominale, in altri sistemi l’accordo è totalmente assente (ad es. inglese) oppure sussiste una distinzione formale tra queste due funzioni (ad es. tedesco). La distinzione tradizionale tra attributivo e predicativo può pertanto essere mantenuta solo a livello sintattico superficiale, dal momento che a livello semantico profondo va riconosciuta una vasta area di interazione tra le due funzioni, il cui rapporto non sembra comunque essere di natura oppositiva, ma piuttosto complementare.