Sono state date molteplici risposte alla domanda, poiché l’occidente ha faticato ad accettare la fine di Roma (vedi impero d’Oriente e Sacro Romano Impero). Quanto ai fenomeni di lunga durata, si è insistito sulla crescente inefficienza dell’apparato statale dal punto di vista sociale ed economico: pressione fiscale, ingiustizia del sistema giudiziario, condizioni di vita insopportabili che generavano insoddisfazione. La centralità dell’impero risultava messa in discussione in presenza della Chiesa e dei regni barbarici, diventa un terzo organo superfluo.
Nel diritto tardo-antico si distinguono gli honestiores, più rispettabili, e gli humiliores, di livello sociale più basso; diventano categorie decisive nella prassi giuridica quotidiana, e ciò implica un tradimento delle ragioni ideali del diritto romano, che prima distingueva solo cittadini e non cittadini, e i cittadini godevano di uguali diritti giuridici. Cresce il fenomeno dei curiali, notabili delle città pressati dai loro obblighi, svolgevano il compito dei pubblicani nella Repubblica di consegnare i tributi raccolti da una popolazione sempre più indigente ai funzionari imperiali, e ciò procurava loro la rovina economica e la fuga. Il fenomeno è più diffuso in Occidente perché le aree orientali erano più ricche e fertili; costoro si rifugiavano o tra i Barbari o nella carriera ecclesiastica. Lo stato reagì aumentando gli obblighi e minacciando pene terribili per chi contravveniva, e l’irrigidimento del governo comprendeva anche il divieto imposto da alcuni imperatori cristiani di diventare sacerdoti al ceto sociale dei curiali, ma gli obblighi rimasero inapplicati. L’impero perse dunque la sua classe dirigente, e la società risultava composta da masse rurali sempre più povere e l’élite senatoria di grandi proprietari terrieri, anch’essi spesso in conflitto con l’autorità centrale: tendevano a proteggere ex curiali fuggiti e piccoli contadini. L’impero era assente nelle aree isolane, in Britannia non vi erano più contingenti militari dal 406 in poi, e le invasioni barbariche imperversavano; così i Romani della Britannia cercarono di resistere da sé agli invasori, tra questi ci furono Aureliano Ambrogio ed il figlio Arcturus (re Artù), ultimo autore della resistenza tra la fine del V e l’inizio del VI secolo. Erano più efficaci i piccoli regni romano-barbarici che si costituirono; i barbari furono la principale ragione della caduta dell’impero, la novità che fece saltare il sistema economico così indebolito, aggravando la dissoluzione interna ed accelerando la crisi. Dal 376 gli Unni dalla Mongolia arrivano nelle zone del mar Nero e premono sulle popolazioni germaniche tra l’attuale Ucraina e Romania; così gli Ostrogoti vengono sottomessi mentre i Visigoti traversano il Danubio e chiedono asilo all’impero romano. Entrano come supplici ma in un numero insostenibile per i Romani; infatti i Romani avevano accolto piccoli gruppi di barbari, disseminandoli però nell’impero lontano dai confini, come era avvenuto ai Carpi che avevano perso il loro nome. Nel 378 vi fu la battaglia di Adrianopoli in cui l’esercito d’oriente di Valente è annientato dai Goti, che si erano ribellati per i soprusi dei governatori e Valente aveva tentato di sedare la ribellione; da allora non fu più possibile sostituire l’esercito d’Oriente, il sistema militare era troppo fragile.
L’imperatore d’occidente Graziano nomina imperatore d’Oriente Teodosio, generale di provato valore, perché facesse fronte all’emergenza dopo la scomparsa in battaglia di Valente. I barbari avevano lo scopo di ottenere un insediamento stabile all’interno dell’impero in cui potessero stanziarsi uniti; i romani non cedettero facilmente alla richiesta, e per quarant’anni i Visigoti vagarono nell’impero , invasero la Grecia ed assediarono Atene, passarono nel Norico grazie all’audacia del loro capo Alarico proclamato re. I Visigoti servirono anche come mercenari nell’esercito romano al tempo di Teodosio,abituandosi a combattere sotto un comandante e fortificando così la loro identità di popolo in armi. Nel 402 si ha la prima invasione dell’Italia, ma i Visigoti furono respinti dal figlio di Teodosio Onorio e dal generale Stilicone. Nel 406 barbari di varia origine guidati da Radagaiso invasero l’Italia fino a Fiesole, percorrendo tutto il Nord Italia; la sede imperiale era stata spostata da Milano a Ravenna. Anche questa volta Onorio vince i barbari in battaglia a Fiesole grazie a Stilicone, comandante di valore militare indiscusso, che dovette richiamare per respingere Radagaiso le truppe presenti in Gallia; così alla fine del 406 gruppi di Vandali, Svevi e Alani passarono il Reno ghiacciato ed entrarono in Gallia. Nacquero così accuse nei confronti di Stilicone, che avrebbe lasciato sguarnita la Gallia per permettere ai Vandali cui egli apparteneva di entrare in Gallia, e fu assassinato nel 408 a Pavia. I primi provvedimenti di difesa contro i Barbari furono presi da Costantino, governatore di Britannia, che si fece proclamare Costantino III; nel 409 i Vandali si spostarono allora in Spagna passando i Pirenei, l’impero non era in grado di difendere gran parte dei suoi territori. Dal 408 al 410, dopo la scomparsa di Stilicone, Alarico restò in Italia senza essere respinto e nel 410ci fu il primo sacco di Roma, che fece prospettare la fine del mondo (lettera di San Gerolamo). Lo storico Paolo Orosio ha un’impressione più ottimistica, sostiene che senza Roma non possa esistere l’umanità ma crede in una possibile ripresa. Nel 411 Alarico muore e gli succede Ataulfo, che passa in Gallia e mette le proprie truppe al servizio dei romani contro gli altri barbari. Agostino nel de civitate dei sostiene che anche nel caso in cui la divina Provvidenza avesse voluto la caduta dell’impero, la Chiesa non avrebbe ceduto perché aveva bisogno solo di Cristo per sostentarsi; allora questa era la posizione minoritaria, i più concordavano con Orosio.
Dopo la scomparsa di Onorio divenne imperatore Valentiniano III che regnò dal 425 al 455, vi furono due regni lunghi e con una stabilità del potere centrale in lineare successione dinastica in Occidente. In questi anni la politica militare è gestita da Aezio; nel 418 il re Teoderico I ottiene per i Visigoti un insediamento in Aquitania, nei pressi di Tolosa che diventa capitale del primo regno romano-barbarico. In Gallia furono deportati altri popoli barbarici sconfitti, cui si concedeva un insediamento per evitare che depredassero l’impero; sotto Aezio vi erano Visigoti, Burgundi, Alani e Franchi, che sembravano concordare con i funzionari gallo-romani, erano formalmente dei federati. I Vandali passarono in Africa e i Romani li deportarono prima in Mauretania poi nell’odierna Tunisia, sotto il regno di Genserico. L’impero d’occidente era dunque un insieme di regni romano-barbarici, in Spagna vi erano anche gli Svevi; in Italia non c’erano questi regni, e vi era l’imperatore con il quale tutti i foedera si stringevano e vincolavano i barbari. Grazie all’assetto aeziano l’Occidente riuscì a fronteggiare l’invasione unna di Attila nel 452, ultima operazione militare di rilievo compiuta da Roma. Attila fu respinto nella battaglia delle nazioni, da un esercito formato dai Romani e da tutti i federati. La coalizione aveva fino ad allora funzionato perché tutti avevano vantaggi, ma dopo gli Unni non c’era più un nemico esterno che tenesse unita Roma ai popoli germanici, e l’unità cominciò a dissolversi dopo l’assassinio di Aezio da parte di Valentiniano III. Nel 455 si estingue la dinastia dei Teodosidi, ultima in cui l’impero romano si riconosceva e a cui i barbari accettavano di essere fedeli; nel 455 ci fu il secondo sacco di Roma da parte di Genserico, atto simbolico che significava che ormai non esisteva un’autorità a Roma. Nei vent’anni successivi regnarono effimeri imperatori, e la lista si conclude nel 476 con Romolo Augustolo; era questa la constatazione formale e giuridica della fine dell’impero, avvenuta nella realtà al termine della dinastia dei Teodosidi.