Gli acari comprendono circa 100.000 specie e costituiscono uno dei gruppi di Aracnidi più numerosi e ricco di forme. Durante la loro evoluzione hanno perso le loro abitudini predatorie: ora infatti si cibano di animali morti e di vegetali in putrefazione, oppure si trasformano in parassiti.
Il corpo degli acari è diviso in tre segmenti: regione anteriore (gnatosoma), formata da uno scudo superiore e uno inferiore fusi insieme in un’unica struttura; regione mediana (propodosoma), formata da un unico pezzo che sostiene lo gnatosoma e le prime due coppie di arti; regione posteriore (isterosoma), formata dai metameri, che sorreggono il terzo e il quarto paio di arti, e dall’addome. Gli arti si differenziano per forma e aspetto, nelle varie categorie sistematiche; le forme parassite hanno pezzi boccali atti a mordere o a pungere e a succhiare; alcuni acari respirano per mezzo di trachee, altri attraverso la pelle. La maggior parte di questi animali vive in ambienti terrestri, ma sono numerose anche le specie che vivono nell’acqua sia dolce che salata. Caratteristici sono quelli della fauna interstiziale del suolo, i parassiti delle piante e degli animali. Tra i più noti ricorderemo il «ragno rosso», della famiglia dei Tetranichidi, che comprende acari di diversi generi; vivono spesso in grandi colonie, sono parassiti di piante che a volte ricoprono con una tela più o meno fitta. L’acaro del formaggio, Tyrophagus casei, vive invece, come suggerisce il nome, sul formaggio e sui cibi affumicati. L’acaro della farina, Acarus siro, si riproduce con grande rapidità, ma se l’umidità atmosferica scende sotto il 13%, o si verificano altre condizioni sfavorevoli compaiono delle forme che possono rimanere vitali anche per due anni. L’acaro della scabbia, Sarcoptes scabiei, è di dimensioni ridottissime, penetra in un primo tempo nella pelle umana o animale e successivamente scava una o più gallerie parallele alla superficie dell’epidermide; le femmine depongono le uova in queste gallerie, favorendo così la moltiplicazione dell’acaro. Il forte prurito che provocano è causato dalla saliva che secernano particolari ghiandole che contengono una sostanza irritante. L’infezione avviene di solito per contagio diretto: nell’uomo viene trasmessa dalle giovani femmine che si spostano da un ospite all’altro per deporre le uova.
Anche la zecca fa parte dell’ordine degli acari: la zecca dei cani, Ixodes ricinus, come del resto tutti gli individui appartenenti a questa famiglia, si nutre del sangue di molti animali; proprio per questo scopo i loro cheliceri (piccoli arti preorali dalla caratteristica forma a tenaglietta, la cui denominazione deriva dal greco, infatti, khele vuol dire pinza e keras significa corno) e anche i pedipalpi (sono le appendici cefalotoraciche degli aracnidi che, insieme con i cheliceri servono all’animale per la «presa» degli alimenti) hanno sviluppato degli apparati perforanti e di ancoraggio. Questa zecca vive soprattutto fra i cespugli, prediligendo l’umidità dei boschi, e solo le femmine allo stadio adulto, parassitano diverse specie di animali domestici e selvatici, attaccando anche i cani e l’uomo, in cui le parti colpite si arrossano notevolmente dando inoltre un fastidioso prurito.