La narrativa filosofica, in particolare nella forma del romanzo, nasce nell’ambito della cultura dell’Illuminismo, che si serve di questa forma espressiva così duttile e così popolare per far circolare le nuove idee politiche, sociali e morali. Attraverso l’invenzione fantastica e la descrizione di situazioni spesso paradossali, dalla forte carica simbolica e didascalica, gli autori del Settecento espongono la propria posizione aspramente critica nei confronti della società contemporanea; questa appare spesso trasfigurata all’interno di scenari e ambientazioni esotici o inverosimili, ma è sempre ben riconoscibile nelle sue contraddizioni e nelle sue storture. I diversi momenti dell’evoluzione di questo genere romanzesco si possono sintetizzare nelle seguenti tappe.
Nell’ambito dell’Illuminismo francese vanno ricordati soprattutto i quattro “contes philosophiques” (racconti filosofici) di Voltaire, che hanno come protagonisti un extra-terrestre (Micromegas), un antico babilonese (Zadig), un giovane francese allevato da una tribù di pellirosse (L’ingenuo), un ragazzo sprovveduto e tenacemente ottimista circa il destino umano (Candido): si tratta di personaggi-limite, che consentono all’autore di riflettere sulla condizione esistenziale dell’uomo e sulle regole della società civile.
Nella letteratura inglese del Settecento il testo più importante è I viaggi di Gulliver di J. Swift, resoconto delle avventure vissute dal protagonista in paesi immaginari che offrono lo spunto all’autore per condurre una critica feroce di tutti i valori della società contemporanea, dalla politica alla religione, alla scienza; un’altra opera significativa è Vita e opinioni di Tristram Shandy, di L. Sterne, una sorta di antiromanzo, privo di una vera trama narrativa, costruito su digressioni, incisi, appelli al lettore, attraverso cui l’autore affronta i più disparati argomenti.
Nell’Ottocento l’esempio più notevole di narrazione allegorica è da individuare in Moby Dick di H. Melville, che nella lotta tra il protagonista e il mostro marino che lo ossessiona mette in scena l’eterno conflitto tra il bene e il male nella mente dell’uomo.
Nel Novecento il tedesco H. Hesse ripropone la narrativa filosofica in varie opere che hanno come protagonisti personaggi esemplari della condizione umana, da Siddharta a Narciso e Boccadoro. In Italia I. Calvino ha offerto, soprattutto con i romanzi della trilogia I nostri antenati, una rivisitazione particolarmente efficace del modello settecentesco.