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Al momento più di un quinto della popolazione mondiale utilizza un sistema di scrittura basato sugli ideogrammi, anche se la Cina rimane l’unico paese al mondo a non aver abbinato al sistema ideografico anche un sistema di scrittura fonetico, a differenza del Giappone che usa lo hiragana e il katakana, del Vietnam che usa anche la trascrizione in caratteri latini e della Corea, che ha sviluppato un suo alfabeto che ha in parte sostituito gli ideogrammi.
Il Giappone ha adottato un sistema di scrittura che prevede sia gli ideogrammi, chiamati kanji, che gli alfabeti fonetici citati sopra, ossia lo hiragana e il katakana.
Nascita degli ideogrammi
La nascita degli ideogrammi è probabilmente dovuta al fatto che nella lingua cinese esistevano moltissimi omofoni quindi era necessario utilizzare una scrittura non fonetica che permettesse di distinguere in modo chiaro le parole con stessa pronuncia, ma diverso significato.
La nascita degli ideogrammi secondo alcuni studiosi risale al V millenio a.C., secondo al XIV e IX secolo a.C., questa variazione dipende dal fatto che alcuni considerano il sistema ideografico dei secoli precedenti troppo poco codificato e sistematizzato per essere considerato valido per la comunicazione scritta.
Ad ogni modo è certo che le prime iscrizioni ideografiche, dette kokotsubun in giapponese, furono incise su gusci di tartaruga e erano legate a pratiche divinatorie, solo più avanti fra il XII e l’VIII secolo a.C. si diffusero le iscrizioni su vasi di bronzo, dette kinbun in giapponese.
Tradizionalmente l’anno 221 d.C. viene considerato quello dell’unificazione della scrittura cinese da parte della dinastia Qin e si fa risalire a questa data il completamento del primo grande dizionario cinese a opera di Xu Shen, definito in gaipponese Setsumon kaiji e in cinese Wen Jie Zi.
Stili degli ideogrammi
All’inizio gli ideogrammi erano la rappresentazione grafica di oggetti con concreti ma col tempo si semplificarono fino ad assumere una forma standard dando vita al primo stile della scrittura ideografica, il Grande Sigillo o taiten in giapponese.
Poi con l’unificazione della scrittura durante la dinastia Qin fu adottato lo stile del Piccolo Sigillo o shoten in giapponese, con caratteri più rettangolari.
Oltre a questo stile ufficiale se ne sviluppò uno più semplice usato per gli scritti privati che prende il nome di Stile Popolare o Reisho in giapponese, poi venne inventato lo stile Standard o Kaisho in giapponese, e due stili corsivi per usao privato, detti in giapponese Gyosho e Sosho, quest’ultimo è detto anche stile dell’erba e viene usato sopratutto in campoo artistico perchè ha dei tratti flessuosi, esteticamente molto belli ma di difficile interpretazione.
Tuttora questi stili vengono usati nell’arte della calligrafia, definita shodo in giapponese.
Tipi di ideogrammi
I primi ideogrammi, detti shokei moji erano delle rappresentazioni concrete degli elementi del mondo circostante, in seguito però si dovette ricorre anche ai shiji moji dei caratteri simbolici per rappresentare concetti astratti.
Poi vennero introdotti i kai’i moji per creare delle parole composte da più ideogrammi per esempio la parola eremita è formata dall’ideogramma della parola uomo unito a quello della parola montagna.
Poi si passò ai tenchu moji ossia si incominciarono ad accostare degli ideogrammi che avessero una pronuncia simile alla parola che si voleva scrivere, tralasciando la relazione semantica.
Infine furono introdotto i keisei moji costituiti da un carattere che rimanda al significato e un carattere che rimanda alla pronuncia.
Gli ideogrammi in Giappone
Secondo la tradizione gli ideogrammi furono introdotti in Giappone nel V secolo d.C. da uno studioso coreano di nome Wani, al di là delle tradizioni è certo che tra il V e il VI ci furono degli intensi scambi culturali fra la Cina e il Giappone grazie alla diffusione del buddismo e all’arcipelago coreano che faceva da tramite.
Gli ideogrammi presero in Giappone il nome di kanji e sebbene si pensi che la scrittura ideografica sia stata introdotta intorno al V secolo a.C., le prime opere storiagrafiche risalgono ai secoli successivi: il Kojiki (Memorie degli eventi antichi) al 712 e al 720 i Nihongi (Annali del Giappone), questi testi dimostrano che il Giappone ha acquisito un sistema di scrittura in un’epoca piuttosto tardiva rispetto alla media.
La lettura dei kanji
L’introduzione degli ideogrammi cinesi nella lingua giapponese non fu facile anchè perchè cinese e giapponese sono due lingue con logiche di funzionamento diverse: il cinese era una lingua monosillabica e isolante mentre il giapponese è una lingua agglutinante le cui parole sono composte da più sillabe (per approfondire leggere storia della lingua giapponese).
Per riuscire ad integrare gli ideogrammi al giapponese si dovettero creare gli alfabeti fonetici per le parti funzionali della lingua e diverse letture della scrittura ideografica per fare in modo che gli ideogrammi cinesi potessero essere pronunciati anche in giapponese.
I kanji utilizzati in giapponese hanno due tipi di letture. Il primo tipo, detto lettura on o lettura sino-goapponese, consiste nel leggere il kanji con la stessa pronuncia che in cinese, adattandola al sistema fonologico giapponese.
L’altro tipo, detta lettura kun o lettura giapponese, consiste nel dare all’ideogramma il termine giapponese corrispondente a quello che l’ideogramma aveva nella lingua cinese.
Inoltre esistono un piccolo numero di ideogrammi chiamati kokuji anziché kanji che non provengono dalla Cina ma sono stati inventati dai giapponesi e in genere hanno solo la lettura kun.
Scegliere la pronuncia corretta da dare a un kanji però è piuttosto complicato poichè esistono numerose pronunce kun e on per ogni ideogramma
In Cina infatti gli ideogrammi venivano letti in modo diverso a seconda del periodo e dell’area geografica, oggi queste pronunce sono classificate in tre gruppi:
goon o letture Wu, basate sul cinese parlato nella Cina meridionale all’epoca delle sei Sei Dinastie (222-589);
kan’on o lettura Han, basate sulla parlata di Chang’an in epoca Tang (618-907);
toon e soon o letture Tang e Song, fondate sul cinese dell’area di Hangzhou a partire dall’epoca Song.
Inoltre a uno stesso kanji possono essere attribuite diverse lettura kun infatti le parole che appartengono a uno stesso campo semantico avranno per radice uno stesso kanji e la pronuncia varierà a seconda dei sufussi in hiragana (okurigana) che vengono aggiunti al kanji per ottenere le diverse parole.