Romanzo dello scrittore austriaco Gustav Meyrink (1868-1932), pubblicato a Lipsia nel 1915. Si collega alla tradizione di E.T.A. Hoffmann e dei racconti fantastici, come la maggior parte dei romanzi dell’A. (Il laboratorio delle figure di cera [Das Wachsfigurenkabinett, 1907], Il volto verde [Das grüne Gesicht, 1916], La notte di Valpurga [Walpurgisnacht, 1917]) secondo il gusto tedesco per le “storie bizzarre”, di cui il film Il gabinetto del dottor Caligari ha rappresentato verso il 1924 un’espressione simbolica.
Golem
Secondo la leggenda ebraica, un’essere informe che prende vita grazie a una formula magica. Il golem poteva essere utilizzato per svolgere diverse mansioni o per proteggere gli ebrei dalle persecuzioni. Una delle storie di golem più famose riguarda il rabbino Juda Löw di Praga, che si sarebbe fabbricato un golem da utilizzare come schiavo, ma avrebbe poi dovuto distruggere la sua creatura quando questa cominciò a ribellarsi ai suoi ordini. Incentrato sulla leggenda è il romanzo Il Golem (1915) di Gustav Meyrink.
Gustav Meyrink
Pseudonimo di Gustav Meyer (Vienna 1868 – Starnberg, Baviera 1932), scrittore austriaco. Fu redattore della rivista satirica “Der Liebe Augustin”; fino al 1908 fu inoltre corrispondente del periodico “Simplicissimus”. L’atteggiamento antiborghese di Meyrink si rivelò nelle prime commedie e nelle raccolte di novelle L’anello di Saturno (1907) e Il corno fatato del filisteo tedesco (1913): nel 1916 quest’opera fu proibita in Austria e anche nella raccolta completa delle opere dell’autore (1917) appariva solo la versione censurata.
Meyrink divenne celebre con il romanzo Il Golem (1915) che, ambientato nella Praga del XVI secolo, riprende la leggenda ebraica su Rabbi Löw e sul suo personaggio d’argilla, detto appunto golem. Nel romanzo, da cui il regista tedesco Paul Wegener trasse tre film (il più celebre è Der Golem, wie er in die Welt kam, del 1920), sono presenti concezioni mistiche mescolate con suggestioni buddhiste e cabalistiche. L’interesse di Meyrink per l’occulto, l’esoterico e il fantastico è evidente anche nel romanzo La faccia verde (1916).
Il Golem
Il Golem riprende un’antica leggenda connessa al grande rabbi Loew di Praga (1512-1609), ed evoca con potenza di immagini i misteri del ghetto praghese. Il Golem è una figura di argilla animata per opera cabbalistica, allo scopo di difendere gli ebrei, ma che presto sfugge al controllo e provoca catastrofi. Ciò che potrebbe essere soltanto una stravaganza gratuita, senz’altro interesse che quello di un racconto ben condotto, diviene simbolo di profondo significato: il Golem impersona infatti gli automi umani che creano la società moderna con le sue esigenze implacabili, e che non possono scegliere la propria sfera d’azione, imposta loro dalla società stessa.
Come il Golem, l’uomo moderno esegue la parte assegnatagli contro la propria volontà e con rigore atroce. A questo pessimismo fondamentale, il romanzo aggiunge un mistero continuo, un’atmosfera di tragici sbagli dove si aggirano enigmatici cabbalisti, una metafisica assai spiccia ma drammatica. Questa abilità nel creare una visione torbida e grandiosa ha nel Golem la sua migliore realizzazione, mentre nel romanzo successivo, Il volto verde, che è un seguito della storia dell’ebreo errante, lo stile di M. sarà più verboso, e negli ultimi romanzi non riuscirà più a trovare la potenza evocatrice che ottenne a quest’opera un rapido e rilevante successo.
Wegener: Il Golem
Noto semplicemente come Il Golem (il titolo originale è Der Golem, und wie er in die Welt kam, “Il Golem e la sua venuta al mondo”), del regista tedesco Paul Wegener, tratto dall’omonimo romanzo di Gustav Meyrink, è un classico del cinema espressionista. Wegener, che vi interpretò il ruolo dell’automa, girò il film nel 1920, ma già in precedenza aveva diretto due pellicole sullo stesso soggetto: Der Golem (1915) e Der Golem und die Tanzerin.