Drammaturgo francese. Studiò presso i gesuiti. Esordì con la commedia pastorale Mlite cui ne seguirono altre che gli valsero la protezione di Richelieu. Nel 1637 venne il suo capolavoro: Il Cid . Seguirono: Orazio (1640); Cinna (1640); e Poliuto (1641), in cui l’autore celebra l’eroismo e rappresenta la volontà umana che si afferma in ogni situazione. Seguì la cosiddetta trilogia del male: Rodogune (1644), Teodora (1645); Eraclio (1647). Nel 1647 entrò a far parte dell’Accademia di Francia. Dopo l’insuccesso di Pertharite roi des Lombards (1652), si ritirò dal teatro dedicandosi a lavori letterari d’altra natura; nel 1659 tornò al teatro con Oedipe e Surna generale dei Parti (1674), sua ultima opera.
Il Cid
Tragedia in cinque atti, in versi, del poeta francese Pierre Corneille (1606-1684).
Scritta a imitazione della commedia dello spagnolo Guilhem de Castro La giovinezza del Cid, venne rappresentata al teatro du Marais nel gennaio del 1637. Don Diego, padre di Rodrigo, è stato designato precettore dell’infante di Siviglia. Don Gomes, conte di Gormas, che pensava che tale ufficio gli fosse dovuto, deluso nella sua ambizione, lo affronta e gli dà uno schiaffo. L’offeso, impossibilitato a battersi per l’età, dà al figlio Rodrigo l’incarico di vendicarlo. Rodrigo, pur essendo Don Gomes il padre dell’amata Chimena, si vede costretto a obbedire e uccide il conte. Chimena chiede giustizia al re contro l’assassino, ne vuole la scomparsa, prima di darla a se stessa. Ma è Rodrigo a chiedere di essere da lei ucciso, e, poichè la donna si rifiuta e gli conferma il suo amore, egli dichiara, per giustificarsi, che ha ucciso il conte per restare degno di lei. Parimenti Chimena afferma che agirà contro di lui per restarne degna. I due amanti sono in preda a profondo dolore. Intanto don Diego incita il figlio a un’impresa che può fargli ottenere il perdono del sovrano e riconquistare il cuore di Chimena: combattere contro i Mori che minacciano Siviglia. Rodrigo, soldato valoroso, li attacca e li sconfigge. Al re che lo accoglie trionfalmente, Chimena chiede ancora giustizia. Il re, per gratitudine verso il vincitore dei Mori, cerca ancora di negargliela, ma alla fine acconsente che la figlia possa avere un suo vendicatore. Questi sarà Sancio, innamorato non corrisposto di Chimena, che affronterà di buon grado Rodrigo. Il vincitore sposerà Chimena. Rodrigo intanto informa la ragazza che si lascerà uccidere, ma lei lo incoraggia a difendersi, “a difenderla” per “strapparla a don Sancio”. Quando don Sancio le si presenta, lei, credendo Rodrigo scomparso, lo colma di maledizioni, sfoga il suo dolore e il suo amore davanti al re e alla corte. Il re però le dice la verità: le annuncia che Rodrigo è vivo e vincitore, e glielo dà per sposo, concedendole un anno “per tergere il pianto”. Questo il sereno epilogo del Cid che nelle prime edizioni Corneille definì “tragicommedia”: tale in verità potrebbe considerarsi sia per la tecnica, sia per il soggetto tratto dalla citata commedia spagnola, sia infine per il tema – già sfruttato da altri autori spagnoli, italiani e francesi – del cavaliere che uccide il padre dell’amata, di lei che promette di darsi sposa a chi la vendicherà, del combattimento finale che suggella in modo felice la vicenda. L’opera, dalla costruzione eccellente e rigorosa, ricca di perenne giovinezza, di romantico idealismo, si svolge in una atmosfera cavalleresca e umana. Non ha scene nè personaggi superflui, l’interesse dello spettatore è assorbito dallo struggente rapporto di due anime generose ed eroiche, dalla loro statura morale e grandezza epica, dalla bellezza del verso, forte e possente negli argomenti dell’onore offeso, della richiesta di vendetta, delle azioni di guerra, mentre assume toni blandi, teneri e delicati nelle scene patetiche e nelle espressioni d’amore. Predominano i sentimenti del dovere, dell’onore e della gloria che danno vita ai due personaggi di Rodrigo e Chimena. Per il primo l’incarico del padre di vendicarlo costituisce un imperativo vero e proprio, per cui, nonostante il grande amore per Chimena, dopo profonda lotta interiore, provoca Don Gomes e lo uccide. Anche Chimena, pur essa fortemente innamorata di Rodrigo, sente che deve chiedere la punizione dell’uomo amato, pur se decisa a non sopravvivergli. Nel conflitto tra amore e dovere trionfa quest’ultimo. L’altro sentimento, la gloria, vivifica l’opera, le conferisce fascino e significato. I due innamorati, consapevoli che la gloria è imperitura, cercano con ogni mezzo di salvaguardarla. Per “salvare la sua gloria” e per “sostenerla”, Chimena afferma che si deve vendicare di Rodrigo e trarlo in giudizio: “Il tuo funesto valore … sostenne la tua gloria”, gli dice. Anche Rodrigo ha vendicato il padre, “sostenuto” la sua gloria, e afferma che morendo eternerà la gloria dell’amata. Di assai minor rilievo gli altri personaggi.
La polemica
Contro il nuovo capolavoro, che ebbe un successo strepitoso, si levarono voci discordi, invidie e gelosie. Sorse una polemica, la querelle du Cid, sviluppatasi in tre fasi: critici invidiosi accusano Corneille di plagio, ma l’autore risponde con la Excuse à Ariste, affermando che egli “sa quanto vale” e che “non deve a nessuno la sua fama”. Successivamente George de Scudery (autore di tragicommedie e componimenti brevi) pone la disputa su un piano teorico scrivendo nelle Observations sur le Cid che l’opera non vale niente, che trasgredisce le regole del dramma in versi, che manca di criterio nello svolgimento, che ha brutti versi e che la parte migliore è quasi per intero plagiata. Corneille risponde con una lettera di difesa. L’Accademia infine, cui Richelieu aveva deferito il Cid forse perchè vi vedeva sentimenti contrastanti con la sua politica, dopo cinque mesi di esame risponde con i Sentiments de l’Acadèmie sur le Cid, redatti principalmente dall’erudito Chapelain e contenenti una critica poco consistente che si dilunga sulla questione del mancato rispetto delle regole e della convenienza. Lo stesso Richelieu pose termine alla polemica quando cominciò a inasprirsi. Ma, pur nei contrasti, nelle invidie e nelle gelosie, specie fra i sostenitori della tragedia classica, l’opera trionfò soprattutto “per il carattere e la realtà umana dei personaggi e per l’intreccio spettacolare e di grande efficacia, sostenuto da valori genuini, animato da un’eloquenza tipicamente francese, condotto con coerenza cristallina”. Ben a ragione è stato detto che il Cid è e rimane uno dei capolavori della letteratura mondiale.