Ogni parola che compone le nostre conversazioni e i nostri scritti quotidiani è costituita da una data quantità di lettere che sono in grado di conferirle un suono. Una o più lettere che si pronunciano con una sola emissione di voce costituiscono la sillaba che è il più piccolo elemento di cui è formata una parola.
La sillaba nasce dalla parola greca syllabé che a sua volta viene dal verbo syllambánein ovvero prendere insieme. Se le sillabe terminano per vocale si dicono aperte. Se terminano in consonante sono dette chiuse. Se composte da due sillabe si hanno parole monosillabiche (es. a-mo-re); se sono composte due sillabe sono dette bisillabiche (es. ca-sa); sono dette trisillabiche, invece, se sono composte da tre sillabe (es. al-be-ro). Continuando in questo modo possono esserci le quadrisillabe e le polisillabe. La sillaba e la vocale su cui cade l’accento sono dette toniche. Le altre, invece, sono dette atone ovvero quelle su cui non cade l’accento (es. cavallo: ca sillaba atona, va sillaba tonica, lo sillaba atona). Le sillabe ui ed iu fanno dittongo quando nella pronuncia sono entrambe atone (senza accento tonico: es. guidàre).
Le parole possono, dunque, essere divise in sillabe. Per farlo occorre ricordare che: se una vocale è a inizio parola allora farà sillaba a se (es. u-va); le consonanti doppie si dividono (es. of-fe-sa); una consonante semplice fa sillaba con la vocale che segue (es. ma-re); gruppi di consonanti che si trovano ad inizio parola fanno sillaba con la vocale che segue (es. i-dran-te); le due lettere cq si comportano come le consonanti doppie (es. ac-qua).
A volte, ci si può trovare dinanzi ai digrammi che costituiscono un unico suono (es. gh, ch) oppure di trigrammi quando i digrammi sono seguiti da una vocale e la i non si pronuncia (es. tovaglia). Ricordate che queste tipologie non si suddividono mai in sillabe.