I radiolari rappresentano un ordine di una certa importanza all’interno della classe Rhizopoda, appartenente al sottoregno dei protozoi. I protozoi sono esseri molto semplici, quasi sempre unicellulari, oppure formanti colonie che comprendono in un’unica comunità parecchie migliaia di organismi, fra i quali talvolta si instaurano rapporti gerarchici ed organizzativi. Fra i protozoi sono compresi sia organismi autotrofi che eterotrofi; esistono inoltre forme intermedie, capaci di una certa attività fotosintetica, che però è accoppiata alla possibilità di ottenere energia anche da molecole organiche complesse. Per questo motivo è inappropriato indicare i protozoi come «animali» o «piante», poiché costituiscono, in realtà, un gruppo a parte.
I radiolari sono tutti eterotrofi. Essi infatti si nutrono di altri organismi vivi o di detriti di materiale organico. Il plankton oceanico, cioè l’insieme degli organismi unicellulari (o comunque molto piccoli) che vivono sulla superficie dei grandi oceani, oppure vicino ad essa, costituisce l’habitat naturale della maggior parte delle specie incluse in questo ordine. Il plankton è infatti composto più che altro da larve o stadi primitivi di animali superiori, da radiolari e da altri protozoi. L’ordine deve il suo nome alla particolare struttura che, se viene osservata con l’aiuto del microscopio elettronico, mostra un grado di complessità e di ordine molto raro a livello unicellulare. Poiché la simmetria dei radiolari è radiata e costante, le strutture che costituiscono l’organismo sono simmetriche rispetto al punto, che può essere preso come centro di una circonferenza che delimita l’animale o alla quale sono tangenti tutti gli spigoli de suo scheletro. Infatti i radiolari sono tra i pochi organismi unicellulari ad aver sviluppato uno scheletro rigido, che prende il nome di citoscheletro. La forma dello scheletro varia moltissimo a seconda della specie, ma una caratteristica rimane costante: la precisione e la completa simmetria con le quali è costruito. Essi vengono infatti prodotti utilizzando cristalli di silice organizzati in strutture finissime, paragonabili ad una trina. Dagli spazi che restano liberi fra le «maglie» del citoscheletro, si protendono verso l’esterno numerosi pseudopodi, prolungamenti citoplasmatici deputati alla locomozione cellulare. Questi sono molto sottili e di forma leggermente allungata e la loro funzione è, per usare una analogia esemplificativa, abbastanza simile a quella che svolgono i remi con il loro movimento regolare: infatti muovendoli ritmicamente, l’organismo è in grado di effettuare piccoli spostamenti. Nel loro ambiente naturale comunque, il trasporto dei radiolari da una zona oceanica all’altra è affidato alle correnti e al moto ondoso. Invece per quanto riguarda la struttura cellulare di questi piccoli esseri, molte rilevazioni sono ancora a livello teorico: all’interno del citoplasma di alcuni radiolari è stato rilevato un gran numero di vacuoli contenenti una sostanza a densità diversa da quella del citoplasma stesso: si suppone che vengano utilizzati per regolare il livello di galleggiamento dell’organismo. La riproduzione è asessuale, solo raramente si osservano cicli sessuati. Gli scheletri dei radiolari, accumulati durante i millenni, costituiscono una parte preponderante delle grandi rocce sedimentarie, sia marine che emerse.