Ciò che distingue il lessico dagli altri settori è il costante rinnovamento, in italiano secondo tre meccanismi fondamentali: derivazione e composizione, che lavorano a livello endolinguistico, e prestito, utilizzo di materiale proveniente da altre lingue.
A) La derivazione
La derivazione avviene con l’uso di prefissi o suffissi, che sono entrambi affissi; la derivazione per prefissazione non cambia la categoria morfologica della parola (es nomi e aggettivi che formano derivati con prefisso spazio-temporale, anticamera, postoperatorio, oppure valutativo, extramorbido, benpensante, sottosviluppo; non cambia mai lo statuto di sostantivo o aggettivo). I prefissi tipici di sostantivi e aggettivi sono utilizzati anche per i verbi. I suffissi invece possono modificare la categoria della parola; i neologismi derivati per suffissazione si distinguono in denominali, deaggettivali, deverbali e deavverbiali a seconda del punto di partenza e nominali verbali aggettivali avverbiali a seconda del punto di arrivo: fiorista è un suffissato denominale nominale; noioso è suffissato denominale aggettivale; saltare è suffissato denominale verbale, il passaggio da salto a saltare è a suffisso zero; ginocchioni è un denominale avverbiale. Moltissimi sono i deaggettivali nominali per l’uso primordiale degli aggettivi, gli astratti si formano da aggettivi: libero / libertà, bello / bellezza ecc., che proliferano nel lessico intellettuale. Esistono anche deaggettivali aggettivali (blu / bluastro) e verbali (bianco / biancheggiare), ed estesissima è la categoria dei deaggettivali avverbiali (avverbi in -mente, suffisso ancora produttivo). Numerosi anche i deverbali nominali (suffissi -zione e -mento), pochi invece i deverbali aggettivali (amare / amabile). Non mancano derivati che rimangano nella stessa categoria morfologica, specialmente verbi che esprimono un diverso aspetto (saltare / saltellare); la categoria dei deverbali avverbiali è chiusa. Vi sono alcuni deavverbiali nominali, verbali e avverbiali (pressapoco / pressapochismo, indietro / indietreggiare).
Altro sono i suffissi alterativi, che dal punto di vista semantico non modificano la parola ma ne precisano il significato in dimensioni e valore; non si muta mai la categoria morfologica dei termini, alcuni possono cambiarne il genere (donna / donnone); la distinzione di base è tra diminutivi ed accrescitivi, sottogruppi sono vezzeggiativi e dispregiativi.
Altro meccanismo derivazionale è quello delle formazioni parasintetiche: si utilizzano insieme prefisso e suffisso, sono normalmente verbi (es sbarcare, suffisso zero e prefisso s; inacidire, suffisso zero e prefisso in). Il suffisso zero è quello che non ha espressione fonetica: in salto / saltare esso si identifica con il meccanismo derivazionale stesso, cioè l’aggiunta della desinenza verbale.
B) La composizione
La composizione è meno importante in chiave storico-linguistica e meno diffusa della derivazione, anzi fino a pochi anni fa quest’ultima era quasi l’unico meccanismo di formazione dei neologismi; si è incrementato l’uso di composti di recente, da dopo la seconda guerra mondiale, per influsso dell’inglese degli Stati Uniti a causa del predominio di questo stato in campo economico e scientifico; ma già a partire dal 1700 il linguaggio scientifico dopo Galileo, nonostante le sue proposte andassero in direzioni diverse, grazie a Laboisier tenne come riferimento il greco, la cui caratteristica tipica è la composizione. Anche i composti si classificano in base alla categoria morfologica di partenza e d’arrivo; l’italiano conosce solo composti con due elementi a differenza del tedesco in cui possono essere accostati anche più elementi.
– Composti nome + nome: in alcuni come capostazione l’ordine è determinato + determinante, quello naturale dell’italiano, in altri come terremoto è determinante + determinato, normale nella lingua da cui deriva, il latino: questo secondo ordine è spia del fatto che il composto non è originario dell’italiano ma calco di un’altra lingua che usa quest’ordine.
– Composti nome + aggettivo: cassaforte, terracotta, camposanto; ma esistono anche composti aggettivo + nome per la posizione libera dell’aggettivo prima o dopo il sostantivo cui è riferito (bassorilievo, grancassa); più rari sono i composti aggettivo + aggettivo (agrodolce, pianoforte, sordomuto).
– Composti verbo + nome: asciugamano, portaombrelli, dove il verbo è probabilmente alla seconda persona singolare del modo imperativo con valore esortativo: lo si comprende osservando i composti con verbi della seconda classe, tergicristallo; quelli della prima sono di dubbia interpretazione perché la voce verbale coincide con la terza persona dell’indicativo presente, e dal punto di vista semantico possono essere entrambi.
– Composti verbo + verbo: saliscendi, fuggifuggi, per cui valgono le stesse considerazioni.
– Composti preposizione + nome: doposcuola, sottoscala.
Vi sono anche formazioni intermedie tra derivazione e composizione, costruite con prefissoidi e suffissoidi (terminologia di Migliorini), che hanno alcune particolarità rispetto agli affissi: gli affissi non hanno autonomia e si usano da soli soltanto nelle citazioni; inoltre hanno semantica vaga e lo stesso affisso può entrare in diverse composizioni. Prefissoidi e suffissoidi sono perlopiù derivati dalla lingua greca e hanno significato molto preciso: prefissoide micro- = piccolo, (es microcamera, termine derivato dall’inglese camera = macchina fotografica); suffissoide -logo = esperto di (es psicologo, esperto della psiche umana). Questi elementi non sono utilizzati autonomamente come le parole che formano i composti, ma a differenza degli affissi possono entrare in composizione tra loro (es antropologo = esperto dell’uomo); inoltre avendo più peso semantico degli affissi possono acquistare un significato di base, relativo ad un composto fondamentale in cui compaiono: auto è prefissoide che in origine significa da sé (autobiografia), ma una parola molto usata in cui compare è automobile, e anche qui il significato è originario; ma a partire da questo composto auto assume il valore di relativo all’automobile (autoambulanza, autorimessa, composto italiano ma con l’ordine determinante + determinato). La stessa sorte è toccata a tele, in origine da lontano (telecomunicazioni), ma ha assunto il significato di relativo alla televisione (telecomando) o al telefono (videotel). Tipica di questi prefissoidi è la possibilità di essere usati da soli per indicare il composto da cui è derivato il secondo significato (prendere l’auto).
C) Il prestito
Altro meccanismo neologico è l’uso di forestierismi o esotismi, cioè l’adozione di termini provenienti da lingue straniere; si possono adottare lessemi ma anche elementi morfologici e sintattici (la perifrasi stare + gerundio è molto diffusa per influsso dell’inglese). Forestierismo in senso più ristretto è un vocabolo che non si è integrato con il sistema morfologico dell’italiano (penny è forestierismo in quanto invariabile, dollaro è integrato), ma anche una parola di cui non è stato possibile creare derivati all’interno dell’italiano (sport e film pur essendo parole straniere non sarebbero forestierismi perché formazioni italiane sono sportivo e filmare). Prestito linguistico: termine per designare lo scambio di parole tra lingue, è semanticamente improprio perché le lingue di partenza non aspettano una restituzione, e inoltre con esso si designano sia il fenomeno sia la parola che entra nella lingua (entrare vale essere coniato dalle persone secondo il modello di un’altra lingua). Questo fenomeno non si può descrivere senza considerare fattori extralinguistici cui è strettamente legato: vicinanza geografica, prestigio economico, culturale e sociale di un paese rispetto ad altri; infatti in italiano sono più numerosi i francesismi che gli ispanismi perché la Francia nel Medioevo era più sviluppata nei commerci, è il primo stato unitario d’Europa e da esso proviene la prima letteratura. Dal francese ci sono arrivati termini generali come gioia, dallo spagnolo soprattutto militari e relativi ad alcuni rapporti interpersonali, quindi più circoscritti (flotta, recluta, puntiglio, accudire). Più ridotto è il numero di vocaboli che provengono da stati più lontani e di solito sono connessi con la realtà locale (dal russo steppa, dall’ungherese ussaro). L’italiano ha dato ad altre lingue termini relativi all’arte ed alla musica di cui ebbe il prestigio (allegro, fresco). Attualmente la principale fonte di prestiti per l’italiano è l’inglese degli Stati Uniti per il prestigio dello stato in molti campi.
I prestiti possono essere di necessità e di lusso: quelli di necessità designano oggetti e idee nuove che non hanno corrispondente nella lingua d’arrivo (wurstel, fair-play); quelli di lusso hanno un corrispondente in italiano (golpe / colpo di stato). Questa distinzione è classica e di matrice puristica, ma in realtà, come scrive Busmani, un parlante che usa il prestito o non trova un esatto corrispondente e lo sente come prestito di necessità, o esso assume una connotazione semantica sconosciuta al corrispondente, o gli viene attribuito un maggior prestigio; la distinzione è dunque poco convincente: l’uso di una o più parole straniere sostituibili con altrettante italiane sottende una visione del mondo che non viene cambiata dando conto dell’esistenza di un’altra parola nella lingua d’arrivo. Dunque l’italiano non è in pericolo anzi sta benissimo, è tipico delle lingue forti accettare numerosi termini stranieri, lo stesso inglese ha una moltitudine di prestiti.
I prestiti si distinguono in adattati e non adattati al sistema morfologico dell’italiano: tra questi ultimi vi sono boiler dall’inglese, camion dal francese, slalom dal norvegese, robot dal ceco, carma dal sanscrito; alcuni di questi nomi non sono adattati neppure dal punto di vista fonetico poiché terminano in consonante, ma altri come carma, pur terminando in vocale, non formano il plurale come le altre parole con la stessa vocale finale, ma restano invariabili. In senso largo si considerano prestiti non adattati anche quelli da cui sono derivati termini morfologicamente integrati (da scanner scannerizzare / scannare, da bypass bypassare; notare che per la formazione di verbi è produttiva solo la prima coniugazione). Alcuni forestierismi in italiano hanno significato diverso da quello della lingua di partenza: bar inglese = barra, italiano = corrispondente di pub; watergate, in America scandalo che portò alle dimissioni di Nixon, dal nome dell’albergo in cui vi erano i rappresentanti del partito democratico che il presidente repubblicano faceva spiare; in origine watergate è un composto che significa diga, sbarramento dell’acqua, determinante + determinato; in Italia lo scandalo ha una grande risonanza giornalistica tanto che viene estrapolato il secondo elemento gate che diventa suffissoide con significato di scandalo e forma parole come Irangate, Irpiniagate. Altra categoria di prestiti non adattati sono le parole come beautycase o una tantum, coniate in Italia rifacendosi a materiale straniero. Esempi di prestiti adattati sono carabiniere o macedonia dal francese, bistecca, intervista, ostruzionismo dall’inglese, compleanno, disguido dallo spagnolo, alabarda, piffero dal tedesco; come si vede gli ambiti da cui sono attinti sono i più diversi. In entrambe le categorie è presente nella parola sia il significante sia il significato della lingua di partenza, che costituisce anche per i prestiti adattati il modello per la veste fonetica del termine italiano.
D) Il calco
Un tipo particolare di prestiti sono i calchi, che possono essere di varie tipologie:
– calco strutturale, in cui la struttura della lingua straniera è riprodotta nella ricevente (fuorilegge da outlaw), si traduce dunque con materiale indigeno la struttura della lingua modello; ciò avviene in parole composte o polirematiche, in cui l’ordine determinante + determinato denuncia l’origine straniera della parola.
– Calco semantico, cioè un vocabolo preesistente in italiano assume una nuova accezione per influsso del corrispondente nella lingua straniera: realizzare = attuare, e per l’influsso dell’inglese to realize = accorgersi; aperitivo = lassativo, e per l’influsso del francese = bevanda bevuta prima del pasto; nel primo caso la nuova accezione si aggiunge all’antica, nel secondo soppianta quella precedente; l’influsso è dovuto alla somiglianza fonetica dal punto di vista sincronico, da quello diacronico alla stessa etimologia, ma può basarsi anche su altri parametri: stella = astro, per l’influsso dell’inglese star = divo, perché l’inglese ha fatto un passaggio analogo, significando prima astro poi divo.
E) Considerazioni sul ruolo dei prestiti
Negli ultimi cinquant’anni la principale fonte di prestiti per l’italiano è stato l’inglese, per quanto la Francia abbia ancora un ruolo importante nella moda e nella politica africana (provengono dal francese Paesi in via di sviluppo e Terzo mondo). La resistenza ai francesismi in Italia è stata forte e spesso legata ad una prospettiva politica, ed attualmente si riscontrano posizioni analoghe nei confronti dell’inglese tra linguisti ed altri esperti (nascita dell’itangliano!). Per Castellani, che operò nel secolo scorso, era necessario adattare ogni prestito dal punto di vista fonomorfologico, perché gli si potessero attribuire senza difficoltà genere e numero; per fare ciò impiegava criteri di fonetica storica (whisky diventa guisco, smog diventa fubbia!), ed escludeva i prestiti non adattati. Ma il problema non è linguistico ma culturale: l’esterofilia italiana si vede in tutti i campi, si adottano spesso senza le dovute riserve riforme e provvedimenti provenienti dall’estero! Per Machiavelli la capacità di accogliere termini stranieri è un punto di forza di una lingua e cultura, così come sono più forti le persone che affrontano le situazioni e difendono le proprie posizioni invece di isolarsi. Inoltre nel Gradit (grande dizionario della lingua italiana di Tullio de Mauro) gli anglismi non adattati sono circa 2500 su circa un milione di lemmi, e la maggior parte di essi appartiene al linguaggio tecnico-scientifico. Per verificare il reale influsso di questi pur pochi anglismi si usano i lessici di frequenza dell’italiano, elenchi in cui compaiono parole di tutti gli ambiti ordinate secondo il numero di occorrenze; il LIF mappa un corpus di testi scritti e contiene circa mezzo milione di vocaboli, e tra le 5000 parole più comuni vi sono solo sei anglismi: in ordine di frequenza, film, sport, tram, whisky, tennis, clan; come si vede anche qui la percentuale è ridotta. Il LIP invece mappa un corpus di registrazioni di vari ambiti, vi è contenuto lo stesso numero di vocaboli del LIF, e tra le 5000 parole più frequenti gli anglismi sono 42: il primo è film, l’ultimo è part-time; la percentuale è più consistente ma sempre ridotta, lo 0,8% del totale. L’inglese è poi lingua comoda per i quotidiani, perché fa largo uso di sigle e monosillabi che si adattano alle colonne dei giornali.
Poiché gli anglismi non adattati sono parole italiane a tutti gli effetti, la pronuncia è parzialmente adattata e non corrisponde esattamente a quella inglese. A volte nei derivati cambia la pronuncia della base: \kompjuter\ ma \komputerizzare\. In pochi casi si ha anche un adattamento grafico di derivati (da Shakespeare scespiriano). Altro problema da affrontare è il genere grammaticale, che in inglese non esiste: di solito si sfrutta l’analogia della parola inglese con il corrispondente italiano (il boss corrisponde a il capo, dunque maschile), ma se manca un corrispondente al termine è assegnato il genere non marcato in italiano, il maschile (il busyness, lo sport). Ma quest’attribuzione non è sempre stata univoca: nel ventennio si è utilizzata la parola film al femminile per il legame con la pellicola; ancor oggi non è chiaro il genere di Aids, se sia maschile in quanto sigla o femminile per il legame con sindrome da immunodeficienza acquisita. Agli anglismi viene assegnato anche un plurale, considerando invariabili i termini che sono entrati nella lingua comune e sono parole italiane; quelli che vengono sentiti come citazioni della lingua straniera ed ancora appartenenti ad essa, perché acquisiti da poco nell’italiano, formano il plurale con s finale.