Sull’iconografia dell’Elena di Euripide abbiamo un vuoto di documentazione, è un soggetto Elena che ha successo nella pittura vascolare, vasi attici e produzione ampia dell’Italia meridionale. Dell’Elena abbiamo attestazioni su alcuni episodi del mito che la riguardano, ma sul rovesciamento di significato operato da Euripide non abbiamo alcuna attestazione. Questo vuoto ci permette di chiederci perché una tragedia creata da uno dei massimi tragediografi dell’antichità non ha avuto influenza nella creatività degli artisti, dei pittori vascolari, e neppure nella letteratura drammaturgica successiva. L’Antigone di Sofocle aveva invece colpito l’immaginario visivo-iconografico nel tempo ed aveva avuto una sua continuità nella ripresa del dramma in ambito apulo e della Lucania dove sono stati rinvenuti vasi che hanno dato prova della conoscenza di questa tragedia, frammista spesso ad altri drammi che riprendono lo stesso tema; è anche l’Antigone però una tragedia poco visibile dal punto di vista iconografico, eppure più volte ripresa. Per l’Elena abbiamo assenza di queste riprese. Bisogna sempre chiedersi se le immagini sui vasi rispecchiano la vera messa in scena della tragedia o una semplice suggestione di tipo teatrale, non c’è relazione immediata tra il soggetto dell’immagine e il testo teatrale. Dobbiamo individuare elementi teatrali che rappresentano elementi già legati ad un testo teatrale preciso o una semplice ripresa teatrale del mito. Di Medea abbiamo pitture vascolari che riflettono caratteristiche della messa in scena del 431, abbiamo gli abiti frigi di Medea e il carro del sole tirato da draghi e serpenti, il grembiule annodato che sembra veste sacrificale. Ma abbiamo altre raffigurazioni di Medea che rappresentano i fuori scena. Medea ha avuto un impatto molto forte per la sua capacità di creare visualizzazioni (da parte dell’autore), il mito è raccontato e rielaborato dalle pitture vascolari; possono essere elementi del mito che colpiscono o spunti dati dalla messa in scena teatrale ripresi con libertà; la creatività dell’artista può aggiungere dettagli, contaminare più tradizioni. Importante è anche la committenza, le immagini erano richieste da un committente che attraverso le immagini sui vasi voleva esprimere ideali in cui credeva, comunicare messaggi di tipo etico e morale. Il mito di Antigone che è devota al fratello insepolto ha successo nell’Italia meridionale perché esprime e sottolinea il concetto dell’unità del genos e della famiglia.
Il culto di Elena è complesso da definire in modo chiaro, anche perché non è chiara la sua natura, è divina o leggendaria? È stato riscontrato che soprattutto a Sparta e territori circostanti Elena è stata assimilata alle antiche divinità della vegetazione (Teocrito, Pausania), in particolare ad un albero a Sparta e nella colonia argiva di Rodi dove è conosciuta come dendritis (epiteto = dell’albero); a Chio è associata al culto della fonte, è stata resa oggetto di un culto in modo più rilevante a Sparta. Sono state trovate nel territorio di Sparta, specie a Terapne, epigrafi del VII sec che fanno rilevare l’esistenza del culto in cui Elena è associata allo sposo Menelao; argomento poco affrontato negli studi di questo personaggio il suo culto. Non è stato ancora studiato il culto di Elena in Egitto, interessante per la fortuna dell’Elena di Euripide: c’è una parte di documentazione che riguarda il culto di Elena in Egitto, i pochi studi che ne sono stati fatti non tengono conto dell’Elena di Euripide. Il mito ha successo anche in ambito etrusco-romano, rappresentata tra i Dioscuri e in scene di toilette femminile, una trovata su uno specchio in una sepoltura etrusca, legata alla seduzione femminile su un oggetto relativo al munus muliebre.
Le più antiche testimonianze iconografiche su Elena provengono da territorio dorico, Sparta Peloponneso Creta; queste testimonianze raramente mettono in evidenza quelli che saranno gli episodi più noti della leggenda su Elena, il rapimento da parte di Paride e il ritorno da Menelao maggiormente affrontati nella documentazione iconografica. Viene raffigurato il primo rapimento da parte di Teseo con la liberazione da parte dei Dioscuri nelle prime rappresentazioni. Temi: primo rapimento, nozze con Menelao, nozze con Paride, Paride ed Elena a Sparta, persuasione e partenza di Elena, ritorno di Elena a Menelao (o rapimento di Elena da parte di Menelao, alcuni vasi possono essere interpretati in un senso o nell’altro). Nulla riconduce all’Elena di Euripide. Osservando queste immagini è evidente che quelle del V secolo non hanno avuto incidenza nell’immaginario di Euripide nel creare la sua Elena, non trapela alcuno stimolo figurativo da parte di queste iconografie rispetto a quello che sarà il testo euripideo. Questo è strano, i vasi circolavano e le immagini avevano amplissima diffusione,condizionavano il modo di pensare rispetto ai personaggi dei miti. Probabilmente il percorso per capire l’immaginario di Euripide va ricercato in Egitto, in alcune immagini di Terapne e nella dimensione più religiosa e cultuale della documentazione spartana. Il rapimento da parte di Teseo viene rappresentato in modo violento: Elena cerca di divincolarsi dalla presa violenta di Teseo, l’immagine è concepita attraverso la postura delle braccia che oltre a divincolarsi cercano di chiedere aiuto per sfuggire al rapimento; Teseo viene rappresentato armato, questo schema codificato si ritroverà nei pittori vascolari che intendono la presa di Elena da parte di Paride come non consenziente da parte di Elena, anch’egli sarebbe armato. Le nozze di Elena con Menelao sono dipinte una sola volta agli inizi del VI secolo: celebrate con i due personaggi e i Dioscuri, importanza del genos e della famiglia messa in primo piano. Parallelamente viene affrontato il tema delle nozze di Elena con Paride, sempre agli inizi del VI secolo; qui sono presenti Ettore e Andromaca, elaborato un medesimo schema che si coniuga differentemente con i protagonisti di Elena spartana e di Elena “troiana”. Ci sono molti vasi con Paride ed Elena a Sparta, però è difficile distinguere i tanti temi che i pittori hanno inserito in questo macrotema, confluiscono elementi che sfuggono ad una comprensione; l’elemento che ricorre con costanza è la figura di Eros che viene presentato come complice di Paride, complicità affidata al gesto di Eros che appoggia la mano sulla spalla di Paride. Spesso troviamo questo soggetto sui vasi a figure rosse della produzione apula ma anche sugli ariballoi e si converte in scene di gineceo, dove il tema della bellezza femminile ha il sopravvento su ogni altra componente. È questo uno sviluppo del tema di Elena e Paride a Sparta degli inizi del IV secolo, i ceramografi e committenti non erano più interessati al castigo o alle preoccupazioni morali confinate nell’ambito letterario, più interessante il trionfo della bellezza femminile.
Per il tema della persuasione accanto alla figura di Eros compare quella di Afrodite; un’anfora del 430 a. C. ora al museo di Berlino è la più completa: Elena dipinta seduta sulle ginocchia di Afrodite, ascolta i suoi consigli con atteggiamento di profonda meditazione, come se proprio Afrodite fosse il motore del tema. Numerosissime le raffigurazioni con divinizzata anche la figura della persuasione, iconografia convogliata su questo tema. Sull’anfora di Berlino c’è anche Nemesi, nella tradizione dei canti ciprioti Elena è ricordata come figlia di Nemesi dea del destino; vaso fondamentale per i rapporti tra Elena e le divinità. Intorno al 400 compare una scena pittoresca raffigurata sui vasi apuli: Elena è seduta su un sacco da viaggio e sembra attendere la partenza con Paride, la donna più bella del mondo viene associata a qualcosa di povero e quasi ridicolo. Il tema dell’abbassamento del tono dei personaggi eroici ha un effetto su Euripide, nell’Elena abbiamo una desacralizzazione della figura eroica; abbiamo monologhi di Elena che chiama una sventura la propria bellezza, Euripide ha coraggio nello staccarsi e anzi nel ribaltare una tradizione tanto consolidata; Elena sul sacco, aspetto tragicomico comune forse ad Euripide. Sul ritorno di Elena da Menelao i testi stessi danno versioni diverse: piccola Iliade Menelao si precipita a Troia per punire la sposa; Iliupersis di Aktinos, Menelao avrebbe condotto via la sua sposa da Troia ma non si comprende l’atteggiamento dello sposo. I vasi riportano entrambe le versioni, spesso Menelao appare come personaggio che arriva a Troia armato ma la sua spada cade a terra e prova sgomento o perdita della parola di fronte alla ritrovata sposa. Il mito di Elena in età ellenistica è sintetizzato nei vari temi: due rapimenti e ritorno di Elena da Menelao. Non c’è nulla di nuovo nella trattazione ellenistica dei temi già arcaici e classici, contributo più interessante è la nascita di Elena attestata a partire dal IV secolo: Elena nell’Italia meridionale è raffigurata che esce dall’uovo di Leda che si trova sopra un altare, interesse di tipo cultuale. Sull’Elena in Egitto abbiamo fonti letterarie ma nessuna iconografia; Ecateo di Mileto parla di diversi culti di Elena attestati sul delta del Nilo e Erodoto segnala l’esistenza di un Eleneion in Egitto e una Elena e Afrodite oggetto di culto pure in Egitto. Perché il testo di Euripide non ebbe ripresa iconografica? Egli aveva attuato una tale rottura dal mito di Elena da non poter essere recepita su larga scala dalla società del tempo ed è evidente che Euripide non ha subito influenza da parte della produzione vascolare rispetto alla sua nuova configurazione del personaggio di Elena.