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Gli altri due rappresentanti della scuola di Mileto, oltre Talete, sono Anassimene e Anassimandro. Entrambi scrissero un’opera dal titolo Perì physis “Intorno alla natura”, di cui ci è giunto un solo frammento, anzi per essere precisi, nel caso di Anassimene ci sono giunti due frammenti di cui però uno è dubbio. Secondo la testimonianza di Diogene Laerzio, l’opera di Anassimene aveva uno stile semplice e chiaro a differenza di quella di Anassimandro che, pur essendo scritta in prosa, aveva un linguaggio filosofico che sapeva dello stile poetico ed evocativo del tempo.
Come Talete, anche Anassimene individua il principio di tutte le cose in un elemento naturale, concreto e determinato quale è l’aria. L’aria però, a differenza dell’acqua, è infinita, capace di estendersi ovunque.
CHI ERA ANASSIMENE
Di Anassimene ci è giunto molto poco. Sappiamo che nacque a Mileto molto probabilmente intorno al 586 a. C., si occupò di astronomia e meteorologia. Egli riteneva che la Terra fosse un disco piatto situato al centro dell’universo e sostenuto dall’aria – ricordiamo che per Talete la terra era sostenuta dall’acqua -, gli altri corpi celesti, anch’essi piatti, erano come foglie nel cielo che girano intorno alla terra.
L’aria è il principio di tutte le cose
L’aria è il principio da cui tutte le cose derivano, è l’archè che si fa esso stesso molteplicità pur rimanendo principio unitario di tale molteplicità.
Come per Anassimene avviene la nascita di tutte le cose dall’aria?
Le cose si differenziano dal loro principio attraverso due processi cui l’aria è sottoposta: quello di rarefazione (in greco manosis) e quello di condensazione (pyknosis). La parte condensata dell’aria diventando fredda genera il freddo, la parte rarefatta dell’aria diventando calda genera il caldo.
Nascono così i due contrari fondamentali, freddo e caldo che, pur differenziandosi dal principio che li ha generati, continuano ad esistere al suo interno, la stessa aria è, infatti, calda o fredda secondo il movimento cui va soggetta. Dai due contrari hanno origine tutti gli altri elementi naturali: l’aria rarefacendosi diventa fuoco, condensandosi si fa vento, nuvole, acqua, terra. Il processo generativo si ripete ciclicamente, il mondo dal principio nasce e ad esso ritorna, dando vita agli infiniti mondi di cui l’universo si compone.
L’universo è come un grande organismo vivente che respira l’aria in cui è immerso. Questa è l’immagine che emerge dal frammento scritto a noi giunto: il principio che anima il mondo è il soffio vitale (in greco pneuma), segno della presenza in noi di un’anima (in greco pyche).
Per il filosofo Anassimandro nessun elemento naturale (acqua, aria, terra, fuoco) può essere eletto a principio di tutte le cose, in quanto sono tutti elementi finiti, limitati e determinati.
CHI ERA ANASSIMANDRO
Di Anassimandro il tempo ci ha conservato qualche informazione in più. Nacque intorno al 611-610 a. C e morì poco dopo il 547 a. C. Concittadino, amico e discepolo di Talete, molto probabilmente lo sostituì nella guida della scuola di Mileto. Amante della conoscenza e della politica, fu governatore della città di Apollonia, una colonia di Mileto, per cui scrisse delle nuove leggi. Scoprì l’inclinazione dello zodiaco, inventò, o forse riprese dai babilonesi, lo gnomone, un orologio solare che realizzò a Sparta. Per primo tracciò i confini della terra e del mare e disegnò una mappa del cielo.
Non sappiamo con certezza se fu proprio Anassimandro a usare per la prima volta la parola archè, ma è certo che per Anassimandro l’archè, per poter essere il principio da cui tutte le cose si originano, deve essere infinita e illimitata. Tra i quattro elementi naturali c’è reciproca opposizione per cui non possono derivare l’uno dall’altro, e se anche uno di loro fosse infinito, gli altri verrebbero da esso annientati proprio per il rapporto di opposizione che li caratterizza.
Principio di tutte le cose deve, dunque, essere un elemento altro dalla natura che Anassimandro chiama apeiron. Dal greco alfa privativo più peras limite, significa l’infinito, ciò che non ha limite, ma anche l’indefinito. Archè è dunque l’apeiron, una natura infinita e indefinita da cui tutte le cose nascono e in cui si dissolvono. È infinita sia dal punto di vista dello spazio che del tempo, in quanto non ha inizio né fine, solo nel tempo le cose nascono, vivono e muoiono. Opposto al tempo vi è l’eterno, l’apeiron.
L’osservazione del mondo naturale porta i primi filosofi a riflettere sull’esistenza dei contrari, sulla loro incessante lotta, sul loro dipendere e al contempo sopraffarsi come la notte che dissolve la luce e il giorno che dissolve le tenebre, ma anche sulla necessità di trovare un principio originario e unitario che per Anassimandro è al di là del mondo osservabile delle cose. Le cose sono limitate dai loro opposti solo quando vengono alla luce, nell’apeiron che tutto ricomprende non vi è alcuna distinzione o determinazione, tutto è indefinito, tutto è armonicamente uno.
Come avviene la nascita di tutte le cose dall’apeiron?
L’apeiron è un vortice in continuo movimento, da cui si sono separati i contrari fondamentali del caldo e del freddo che hanno generato tutte le altre cose. Stando alle testimonianze in nostro possesso, il freddo avrebbe generato la terra, l’acqua e l’aria che si sono disposte al centro dell’universo; separandosi dal freddo, il caldo avrebbe dato luogo a una sfera di fuoco che frammentandosi in cerchi, in virtù del movimento rotatorio, ha originato il sole, la luna e gli astri. Il fuoco che si trova al loro interno filtra attraverso dei pori e li rende visibili dalla Terra, ed è proprio per l’apertura o la chiusura di questi pori che la luna, secondo Anassimandro, appare a volte piena a volte no.
Per Anassimandro esiste una legge universale che regola il divenire di tutto e determina per ciascuno dei mondi possibili il tempo. Quando le cose nascono, si separano dall’apeiron ed entrano nel tempo che regola il divenire della natura e garantisce un equilibrio del mondo e delle sue parti che i greci indicavano con il termine kosmos “successione ordinata e armonica di eventi”.
Con l’allontanamento dall’apeiron si spezza l’armonia originaria dell’infinito madre di tutte le cose e subentrano le differenze, la lotta fra i contrari che caratterizza il nostro mondo. Per Anassimandro i contrari hanno commesso una colpa separandosi dall’infinito e adesso, in questo vita, devono scontare la pena.